domenica 23 marzo 2025

Corso di storia della musica: Marechiare 1924

1924 - Marechiare (A Marechiaro) [di Francesco Paolo Tosti \ Salvatore Di Giacomo]

Marechiare (A Marechiaro) – 1924
Il canto eterno di Napoli tra luna, mare e desiderio
Ci sono canzoni che diventano quadri sonori. “Marechiare” è una di queste. Scritta da due giganti della cultura italiana – Francesco Paolo Tosti, raffinato compositore di romanze da salotto, e Salvatore Di Giacomo, poeta dell’anima partenopea – questa canzone è uno dei vertici della musica da camera italiana in dialetto.

Composta originariamente nel 1885 e pubblicata in edizione definitiva nel 1924, Marechiare è un omaggio lirico e sensuale alla bellezza notturna del golfo di Napoli, e insieme un canto d’amore pieno di desiderio e nostalgia.

✦ Il contesto: Napoli, fine Ottocento
Salvatore Di Giacomo, poeta e drammaturgo napoletano, compose il testo ispirandosi alla celebre frazione di Marechiaro, affacciata sul mare nella zona di Posillipo. La poesia, scritta nel dialetto napoletano più musicale, evoca una notte di luna in cui il poeta contempla una finestra illuminata e una fanciulla che dorme o sogna – e sogna forse anche lui.

Francesco Paolo Tosti, compositore abruzzese amatissimo dalla nobiltà europea, mise in musica questi versi creando una melodia sospesa tra lirismo operistico e delicatezza popolare.

✦ Il testo: poesia del desiderio
"Quanno spónta la luna a Marechiaro,
pure li pisce nce fanno a ll'ammore..."

Ogni verso è una carezza. Il testo è sensuale, ma mai esplicito. La luna, il mare, i pesci, l’odore dei garofani: tutto è immerso in una notte incantata che vibra di silenzi e presagi. Il poeta si ferma sotto una finestra, immaginando la donna amata. La voce non urla, sussurra emozioni. È un canto da lontano, tra sogno e veglia.

✦ La musica: l’eleganza di Tosti
La partitura di Tosti è raffinata, modulata su un registro lirico alto. Scritta in stile da camera, Marechiare è destinata in origine a tenori e soprani di scuola classica, ed è spesso eseguita accompagnata da pianoforte.

L’andamento è morbido, ondeggiante, come il mare. Ogni modulazione armonica accompagna una variazione emotiva: stupore, attesa, malinconia. La melodia sembra navigare sul mare notturno, così come l’anima del poeta naviga tra speranza e disincanto.

✦ Un successo senza tempo
Anche se scritta in stile colto, Marechiare è stata accolta dal popolo napoletano con amore immediato. La melodia, pur complessa, entra nella memoria e nel cuore. Il testo, pur letterario, parla con voce autentica.

Dal 1924 in poi, la canzone è diventata uno dei simboli sonori di Napoli, e ha conosciuto innumerevoli interpretazioni, da quella operistica di Beniamino Gigli a quella cinematografica di Roberto Murolo, fino alle versioni moderne di Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e Alessandro Safina.

✦ Un’immagine di Napoli nel mondo
“Marechiare” ha attraversato oceani e decenni, portando con sé un’immagine idealizzata ma profondamente vera di Napoli: quella della bellezza struggente, dell’amore sognato e mai compiuto, dell’arte che sa parlare anche nel dialetto più profondo.

Non è un caso che sia una delle canzoni più presenti nei recital di musica classica dedicati all’Italia, e che venga spesso usata in film, documentari e spot pubblicitari come emblema della dolcezza mediterranea.

✦ Una finestra sul mito
La famosa “fenesta ca lucive” di Marechiare è diventata simbolo della Napoli romantica, tanto che a Marechiaro oggi esiste una targa di marmo con i versi di Di Giacomo. È un pellegrinaggio per poeti, musicisti, turisti e innamorati. Tutti cercano quella finestra, quella luce, quell’eco di poesia.

✦ Perché ascoltarla oggi?
Perché Marechiare è molto più di una canzone d’epoca. È una meditazione poetica sull’amore, sul desiderio e sulla memoria. In un’epoca di rumori e velocità, questa melodia invita al silenzio, all’ascolto, alla contemplazione.

È un invito a lasciarsi andare alla musica che scorre lenta, come il mare notturno sotto Posillipo, e alla bellezza che non ha bisogno di spiegarsi, ma solo di essere vissuta.

✦ Versioni celebri
Beniamino Gigli (1930) – classica, intensa, vibrante

Tito Schipa – più raccolta e sognante

Luciano Pavarotti – potente e melodica

Roberto Murolo – intima, quasi parlata

Andrea Bocelli – limpida e moderna

✦ Conclusione
Marechiare è un canto eterno che unisce raffinatezza musicale e sentimento popolare. È una finestra aperta su un mondo perduto e ancora vivo, una piccola grande opera d’arte che attraversa generazioni e culture.

Come tutti i capolavori, non invecchia. Si rinnova. Ogni volta che una voce la canta, ogni volta che la luna si affaccia su Marechiaro, Marechiare torna a vivere.

1924 - Marechiare (A Marechiaro) [di Francesco Paolo Tosti \ Salvatore Di Giacomo]

https://youtu.be/3KWfiFOxtCg?si=yobTWxHuSiNR3QDS

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