lunedì 2 gennaio 2023

Corso HIT PARADE: Lezione 13 1960- 1970

1960 Let's Twist Againhttps://youtu.be/5mcJanSwYJ4

1961 Nata per me

https://youtu.be/TOZAmudfKz8

"Nata per me" viene presentata come brano inedito alla finale di Canzonissima edizione '61-'62. Per questa occasione, dopo tanto rock'n roll, a Celentano viene consigliato di incidere per la prima volta un brano melodico "all'italiana". La canzone nasce per l'appunto come tango, ma l'arrangiamento di Giulio Libano strizza l'occhio al ritmo del momento: il twist. Con questo brano Adriano conquista il secondo posto dietro a Tony Dallara (in gara con "Bambina Bambina"), ma nelle vendite lo supera ampiamente.

1962 Quando quando quando



https://youtu.be/8wP_CaUMjkI

Elio Cesari, vincitore morale di Sanremo 1962, è un giovane milanese con un difetto di pronuncia (una gioia per gli imitatori televisivi), che magicamente scompare quando canta. Non si tratta di un vero e proprio esordio: Tony Renis, questo il suo nome d'arte, aveva fatto una lunga gavetta girando per i locali della provincia, talvolta in coppia con Adriano Celentano (qualcuno ancora ricorda la loro imitazione di Dean Martin e Jerry Lewis); si era messo in luce alla Sei Giorni di Milano con "Tenerezza" (brano che verrà ripreso alcuni anni dopo da Morandi) e aveva partecipato l'anno prima a Sanremo con "Pozzanghere" senza però riuscire ad entrare in finale. "Quando quando quando" è un motivo dalla linea melodica semplice e orecchiabile, e nell'arrangiamento si rifà in maniera accattivante ai ritmi sudamericani che spopolano anche in Italia. Renis, che si presenta in coppia con Emilio Pericoli, ne dà un'interpretazione garbata e lievemente ironica: meriterebbe la vittoria, ma la giuria gli assegna solo il quarto posto (si sdebiterà l'anno successivo premiando una sua canzone unanimemente considerata fra le sue peggiori). Il successo di pubblico è invece immediato, non solo dal punto di vista delle vendite discografiche, ma anche per l'immensa popolarità che l'autore conquista in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Giappone. "Quando quando quando" è uno dei brani italiani che vanta più cover all'estero, e ancor oggi rende al suo autore cifre ragguardevoli per i diritti di pubblica esecuzione. Lo stesso Tony Renis ne ha inciso due successive versioni: una versione "samba" con tanto di coro brasiliano in occasione di "Canzonissima" 1962-63 (che vince), e una versione "disco", uscita alla fine dei '70 ed intitolata "Disco Quando", che nulla aggiunge al fascino dell'originale.

1963 Quelli della mia età


https://youtu.be/2PZFtNNd_a8

1964 In ginocchio da te

https://youtu.be/ipJVXLzP264

Difficile, in un grande repertorio di successi e di canzoni indimenticabili come quello di Gianni Morandi, trovare la perla più bella. In una ipotetica gara, comunque, non potrebbe mancare "In ginocchio da te" anche perché è quella che è stata il maggior numero di volte al 1° posto delle chart settimanali ed è sicuramente tra i dischi più, venditi nel 1964. E non finisce mica qui: con questo brano vinse il Cantagiro e Canzonissima. Inoltre questo è anche il titolo del primo di una serie di film che contribuirono a donargli una longevità artistica notevole. Ed è sul set di questo film che conosce Laura Efrikian che diventerà sua moglie e lo renderà padre di Marianna e Marco. La canzone è un'accorata richiesta di perdono che Morandi rivolge alla ragazza del cuore con tutta la grazia e la tenerezza di un ragazzo innamorato, disposto ad inginocchiarsi ai piedi della sua amata per essere perdonato. Curiosità: nella trasmissione televisiva "C'era un ragazzo.." del 1999, Morandi ha cantato questa canzone con Gianna Nannini; hanno anche detto che avrebbero inciso il pezzo, la notizia è stata data anche dal "Corriere della Sera" ma finora niente è successo.

1965 Il silenzio



https://youtu.be/_s5-0cUCQOQ

Dalle note universalmente conosciute del "silenzio" militare fuori ordinanza, prive di diritti d'autore, il jazzista e arrangiatore Willy Brezza ricava una romantica ballata che un ragazzo dedica al suo amore lontano. Il brano è quasi esclusivamente strumentale, a parte un brevissimo inciso recitato, e viene affidato alla tromba più popolare di quegli anni, quella di Nini Rosso, che dopo la "Ballata della tromba" aveva inciso cover di colonne sonore e brani di minore successo commerciale, e cercava un'occasione per riemergere alla grande. Il successo fu enorme, verosimilmente grazie al sostegno di ogni militare di leva che acquistò una o addirittura più copie del 45 giri, identificandosi nella semplice dedica recitata da Nini Rosso ("Buonanotte amore, buonanotte a te che sei lontana..."). La canzone fu fatta conoscere anche all'estero grazie alla cover di Dalida, che per l'occasione rivestì il brano di un vero e proprio testo cantato.

1966 Strangers In The Night




https://youtu.be/Fd_3EkGr0-4

Quasi nessuno in Italia ha sentito parlare di Ivo Robic. Cantautore croato, dopo aver inciso in patria centinaia di 45 giri per la Jugoton (azienda discografica di Stato nella Jugoslavia di Tito), si affaccia alla notorietà internazionale nel 1959 passando per la Germania dell'Est, dove si fa conoscere con un brano dal titolo Morgen. La versione originale di Morgen venderà moltissimo nei paesi di lingua tedesca, mentre in Italia, grazie a una seguitissima apparizione televisiva nel Musichiere di Mario Riva, entrerà in classifica la versione strumentale, eseguita alla tromba da Eddie Calvert. Morgen dà l'avvio alla collaborazione tra Ivo Robic e il compositore-arrangiatore-produttore tedesco Bert Kaempfert: collaborazione feconda e ricca di successi commerciali, tra i quali ricordiamo Rot ist der Wein, vendutissima in tutto il mondo con il titolo di Blue Spanish Eyes, e appunto Stranci u Noci (in tedesco Fremde in der Nacht), presentata al Festival di Spalato 1965 e destinata a diventare uno dei più grandi successi di Sinatra. Sempre in quell'anno, il regista cinematografico Ronald Neame gira a Lisbona M5 - Codice Diamanti (in originale A Man Could Get Killed), commedia-thriller dal cast internazionale: un tipico prodotto dell'epoca, per intenderci. Della colonna sonora si occupa appunto Bert Kaempfert, che sottopone a una sostanziale rielaborazione il brano di Robic e lo firma come suo, grazie anche agli accordi di collaborazione fra i due. Questo brano, intitolato Beddy Bye, diventa il leit-motiv del film e, anche senza parole, lo si riconosce durante tutta la durata della pellicola. Frank Sinatra era assente dalle classifiche discografiche da moltissimi anni: per una serie di fattori, primo fra tutti la sua burrascosa vita privata, la sua carriera musicale sembrava destinata a passare definitivamente in secondo piano a favore di quella cinematografica, anche se le sue apparizioni sui palcoscenici di Las Vegas e negli studi delle TV commerciali americane continuavano a tenere in vita il mito della "Voce".

Proprio dal film di cui abbiamo parlato parte il rilancio del Sinatra cantante: la colonna sonora gli viene fatta ascoltare prima ancora dell'uscita del film da Jimmy Bowen, che lavora con lui per l'etichetta Reprise. L'artista pretende subito un testo in inglese, e Charles Singleton e Eddie Snyder in pochissimi giorni preparano la famosa storia del colpo di fulmine tra due sconosciuti che farà il giro del mondo.

In meno di un'ora Frank la incide con il titolo Strangers In The Night e dopo pochissimi giorni il pezzo è già su 45 giri e viene mandato in onda dalle stazioni radiofoniche di tutti gli Stati Uniti.

Tutti conosciamo e abbiamo, almeno una volta, canticchiato Strangers In The Night. Sicuramente uno dei più banali, dal punto di vista melodico, tra le migliaia di titoli eseguiti da The Voice nella sua cinquantennale carriera. Banale al punto da poter essere cantato anche da chi non sa cantare: la sua forza sta proprio nel motivo orecchiabile, immediatamente riconoscibile, grazie al quale a suo tempo raggiunse il numero uno nelle classifiche praticamente di tutti i paesi in cui esisteva una certificata distribuzione del disco. Oltre al gran fiuto discografico e alla indiscutibile validità dei suoi collaboratori (primo fra tutti Ernie Freeman che cura l'arrangiamento, anche se il disco porta la dicitura Arranged and conducted by Nelson Riddle), a Sinatra bisogna riconoscere l'indelebile impronta del suo stile che, pur ingabbiato in una melodia lineare, in un'estensione vocale limitata a una sola ottava e in un'orchestrazione che non permette swing, lascia la "zampata" con un imprevedibile doo-bee-doo-bee-doo che riprende la melodia dopo il cambio di tonalità, sfumando rapidamente verso la fine del brano, e che diventerà tanto celebre da finire stampato perfino sulle t-shirts.

Nel 1966 Strangers In The Night vince ben quattro Grammy Awards: disco dell'anno, miglior esecuzione vocale maschile, miglior arrangiamento (Ernie Freeman), migliore registrazione sonora (tecnici del suono: Eddie Brackett e Lee Herschberg).

In Italia, Strangers In The Night sarà l'unico 45 giri di Sinatra ad arrivare al primo posto in Hit Parade: vi rimane per ben 11 settimane nell'autunno del 1966 e continua a vendere per più di sei mesi, diventando, a torto secondo molti, il brano-simbolo (insieme a My Way) di un artista che in più di cinquant'anni di carriera si è cimentato con composizioni di ben altro calibro, toccando praticamente ogni autore importante del ventesimo secolo, da Gershwin ai Beatles, da Stevie Wonder a Cole Porter, da Burt Bacharach a Duke Ellington, e creando un corpus unico di incisioni finora mai più ripetuto da un cantante di musica popolare.

Non si contano ovviamente le cover di Strangers In The Night: sperando di non fare torto a nessuno, ricordiamo innanzitutto la versione italiana di Johnny Dorelli, intitolata Solo più che mai. A Johnny Dorelli va il merito di non aver voluto cannibalizzare il repertorio di Sinatra scorporandone solo la parte più commerciale, ma piuttosto di avergli reso omaggio cercando di porsi umilmente al servizio di uno stile musicale, portando agli italiani, notoriamente refrattari allo swing, un esempio di eleganza e di gusto.

Per le cover in lingua originale facciamo i nomi di Andy Williams, Shirley Bassey, Petula Clark, Peggy Lee, Barry Manilow, Al Martino, Johnny Mathis, Engelbert Humperdinck, Bette Midler, Johnny Rivers, i Sandpipers, Kate Smith, le Supremes, Mel Tormé e la nostra Mina, di cui esistono due versioni differenti, una molto ballabile arrangiata in stile piano-bar da Victor Bach (in Catene del 1984), l'altra, una timida bossa nova con qualche birignao di troppo, inclusa nell'album interamente dedicato a Sinatra (L'Allieva, 2005).

In italiano, oltre alla celebre cover di Dorelli, esiste una dignitosissima versione, arrangiata da Maurizio Bassi, che Iva Zanicchi incise nel 1984 per il gioco televisivo Premiatissima, ma ricordiamo anche una maldestra performance televisiva che risale a Settevoci, in cui il giovane cantante francese Jean François Michael, fresco del successo commerciale di Fiori bianchi per te si cimenta disastrosamente nel brano di Sinatra e viene immediatamente estromesso dalla gara dal pubblico in sala attraverso l'impietoso "applausometro".


1967 Cuore matto

https://youtu.be/46zdMHyIjrA

Il ragazzo col ciuffo (alias Antonio Ciacci) con "Cuore matto" arrivò alla finale della 17a edizione del Festival di SanRemo, ma non gli andò molto bene con i voti delle giurie. Invece balzò subito in testa alla Hit Parade con questa canzone che comincia e continua con un basso che con due note sembra proprio imitare il battito di un cuore. Il 45 giri ebbe un successo smisurato tanto che arrivò al primo posto della HitParade dove ci restò per 9 settimane lasciando il campo ad un'altra canzone importante di quell'anno "Un mondo d'amore" di Gianni Morandi. Il singolo restò complessivamente in chart per 16 settimane. A San Remo in quel periodo si cantava in coppia e questa canzone fu affidata a Mario Zelinotti, che ha al suo attivo un altro motivo noto non per la sua interpretazione (Un colpo al cuore di Mina).

1968 Azzurro



https://youtu.be/VLbi8UAWqNA

1969 Lo straniero

https://youtu.be/_NdvGkGvKCY

1970 Insieme

https://youtu.be/Q8WO0yh67Lg

Quando si uniscono i due autori più ispirati (e prolifici) degli anni '70 e la migliore voce femminile di sempre della canzone italiana non può che nascere un capolavoro. E infatti questa è tra le più belle canzoni che Mina abbia mai interpretato. Narra la leggenda che nel Maggio del '70, Battisti avesse pronte "Fiori rosa fiori di pesco" e, appunto, "Insieme". Mina avrebbe voluto cantare la prima, ma Battisti preferì tenerla per se, affidando a Mina la seconda. Forse fu una scelta azzeccata, quel che è sicuro è che ebbero entrambe un meritato successo nell'estate 1970.

1971 Pensieri e parole



https://youtu.be/34WsjareGnc

Non è facile analizzare con distacco un capolavoro siffatto, ma tenteremo. Iniziamo dalla musica, che dal titolo vorrebbe farsi assente, e già dal celebre inizio a cappella mostra una subalternità. L'arrangiamento, sobrio e asciutto, si limita ad accompagnare solo quasi per mandare a tempo le due melodie intrecciate, le quali, se non si incontrassero resterebbero anonime, poco incisive, povere: lo stesso refrain si riempie grazie alla seconda voce di commento. L'orchestra poi si rifarà in una seconda parte strumentale della canzone stessa, che giace in alcune edizioni dell'epoca non più ristampate.

Quanto alle parole, le due frasi sovrapposte non sono affatto in conflitto. Il "che ne sai?" (frase che sarà saccheggiata spesso) e il "conosci me?" hanno l'identica prospettiva di chi vuole svelare la parte più intima di sé. Esse provengono entrambe dalla mente di un giovane, proveniente da un paesaggio agreste e desolato, alle prese con una travagliata crescita interiore, che si rivolge con parole dure e mirate a una donna che non comprende il suo passaggio a "un'altra vita".

Qualche fan di Battisti inorridirebbe all'ipotesi che questa, tra le sue canzoni più famose, potrebbe essere una presa di coscienza di omosessualità, vista come traguardo di una vita irta di paure e sconvolgimenti interiori così profondi da non potere essere abbracciati da un unvierso femminile visitato istintivamente. Vi siete mai chiesti cosa può essere capitato nel "cinema di periferia", nel leggendario "campo di grano", nel "viaggio in Inghilterra"? E tutti quegli scrupoli di coscienza, quelle preghiere a Dio, non sarebbero un po' eccessivi per una semplice storia d'amore che lascia il posto a un'altra simile? Comunque, è una delle più belle canzoni del secolo, e questo è quello che conta.

"E del sole che trafigge i solai / che ne sai?". E' una delle indimenticabili immagini create in questo brano che è stato considerato uno dei più belli realizzati dal tandem Mogol-Battisti. "Pensieri e parole" arriva poco prima dell'uscita di "Amore dopo amore", un album rivoluzionario per tutto: progetto, suoni, idee in quanto il 33 giri è per metà cantato e per metà strumentale e come copertina riprende quella del 45 giri.

La trovata di questo brano sta nel dialogo interiore di Lucio con se stesso (o forse con la sua coscienza). Uno sdoppiamento di personalità che trova subito spazio nei cuori dei suoi fan, un posto speciale che lo porta al vertice della HitParade per ben 20 settimane al N.1 nella chart settimanale e ad essere il singolo dell'anno, infatti è il singolo più venduto del 1971.

Curiosità: diverse sono state le cover di questo motivo, ma una su tutte merita di essere citata in quanto è stata un grande successo ed anche un po' una sorpresa. All'inizio degli anni 90 è il"rap" che fa moda e Claudio Bisio, con la collaborazione della "Storia Tesa" Rocco Tanica, s'ingegna a costruire la sua stralunata "diciamo canzone" di un amore con annesso tradimento nella fortunata "Rapput". Non sembra vero ma il campionamento è della voce di Battisti, proprio con la continua ripetizione di "Solai. Solai, sol ai."

1972 La Canzone del sole

https://youtu.be/Vu005eUjTMI

Tra i brani piu' celebri di Lucio Battisti, continuamente ripreso e riproposto in radio, in TV, a cinema ed in ogni occasione. Grazie alla sua estrema semplicità, e' uno dei cavalli di battaglia delle migliaia di strimpellatori alle prime armi, senza distinzione di generazione.

A dispetto di tutto ciò, resta uno dei vertici dell'arte musicale di Battisti e della maestria di paroliere di Mogol. E' il primo disco pubblicato dopo l'abbandono della Ricordi e pubblicato con etichetta Numero Uno (di proprietà dello stesso Battisti). Sicuramente tra le migliori canzoni italiane di sempre.

Ripresa 20 anni dopo da Fiorello, maestro del karaoke e specialista nel clonare successi altrui. 

1973 Pazza idea

https://youtu.be/X8U2Ls4q7mE


Dopo una breve parentesi (dal 1971 al 1973) in cui incide tre album con la Philips, Patty Pravo torna lavorare per la RCA, l'etichetta che l'aveva lanciata nel 1966.

Due giovani autori, Maurizio Monti e Giovanni Ullu, avevano già proposto "Pazza idea" all'artista molti mesi prima, ma Patty l'aveva tenuta nel cassetto senza inciderla. Per l'occasione del grande ritorno, la produzione impiega arrangiamenti costosi e raffinatissime tecniche di registrazione, utilizza giovani autori di grande talento (Cocciante e Lusini tra gli altri) e mette in moto un apparato promozionale senza precedenti, creando un album che resterà il più venduto di tutta la sua carriera. Il brano "Pazza idea", che dà il titolo all'album, va in vetta anche alla classifica dei 45 giri. Il suo punto di forza è un ritornello di grande respiro melodico, che viene valorizzato dalla cantante con la sovraincisione della voce.


Esistono anche varie versioni in lingua straniera del brano: in tedesco ("Was fur Ein Tag"), in spagnolo ("Una locura"), e in inglese ("Crazy idea"). In lingua slovena il brano è stato eseguito da Elda Viler con il titolo "Nora Misel".


1974 Anima mia

https://youtu.be/6kpUJeo2SIE

La storia di questo singolo è anche piuttosto recente: nel 1997 Fabio Fazio ha intitolato un programma di nostalgia anni 70 proprio con il medesimo titolo (con cui si è cimentato anche l'insospettabile Claudio Baglioni), provocando un inevitabile ritorno di interessi verso la discografia dell'intero gruppo romano, facente capo ai gemelli Ivano e Silvano Michetti (chitarrista e batterista entrambi dai capelli crespi).

Tra i primi a fare leva anche sul look e sugli effetti scenici (fumogeni vari ed effetti di luce), si avvalgono anche di una peculiarità che li distinguerà dal resto dei gruppi di quel periodo: la voce in falsetto (oserei dire da castrato) del solista, che nella formazione iniziale era Flavio Paulin, ottenuta casualmente durante una seduta in sala d'incisione. Un inizio a cappella, seguito da tastiere elettroniche in crescendo e una ritmica soffusa, fino a accademici controcanti anch'essi in voce bianca, la inserisce in un'atmosfera avveniristica e al passo coi tempi, ma non riesce a non puzzare di vecchio. In più, sull'onda dei fotoromanzi più corrivi, questa canzone scava a piene mani nell'immaginario collettivo di un pubblico di bocca buona, pronto ad accogliere le storie d'amore più stereotipate, come questa di una lei che ha mollato un lui, che la aspetta senza neanche rifare il letto, malgrado sia a conoscenza della sua reputazione da donna volubile.

Ogni verso è un concentrato di melense iperboli, similitudini e immagini spesso ridicole, dalla prima: "andava a piedi nudi per la strada", all'ultima "se ha sciolto i suoi capelli oppure no", ma più di tutte "come un ragazzo me ne innamorai" il che fa venire il dubbio se a cantare non sia proprio una donna! Ancorché veicolato da uno stile smaccatamente kitch, la canzone e l'intero gruppo dalla denominazione cafona, se si esclude lo zoccolo duro dei loro maniaci fans, si prestano comodamente a essere odiati da tutti, "dovessi odiare queste mura"!

1975 L'importante è finire

https://youtu.be/WsJYX2barqY 

1976 Ancora tu

https://youtu.be/qe2-gdYLjdo


Nel 1976, dopo circa due anni di assenza dalle classifiche di vendita, Lucio Battisti torna prepotentemente in vetta alla hit parade con "Ancora tu", uno dei suoi brani meno ispirati ma anche di maggior successo commerciale. Il 45 giri occupa la massima posizione per più di tre mesi, risultando in seguito il più venduto dell'anno e, sorprendentemente, uno dei più ballati: le sue sonorità si ispirano infatti alla discomusic che proprio in questo periodo si sta affermando anche a livello europeo.

Il brano segna una svolta stilistica nella produzione pop italiana, ma non si distingue per altri meriti: gli spunti melodici sono talmente scarsi da costringere lo stesso Battisti a variazioni sul tema come l'introduzione parlata, mentre il testo di Mogol si limita ad una specie di bozzetto teatrale, a metà tra l'ironico e il ridicolo. I protagonisti della storia sono due ex fidanzati. Lei, che deve avere parecchio da farsi perdonare ("l'incorreggibile"), decide di ritornare da lui; lui inizialmente mostra una certa indifferenza ("ancora tu/non mi sorprende lo sai...") ma sa già di non poter resistere ad una passione che non é mai venuta meno ("ho fame anch'io/e non soltanto di te...") e così il lieto fine, tra abbracci e promesse, é assicurato.


La canzone apre e chiude l'album "Lucio Battisti, la batteria, il contrabbasso eccetera"; la versione conclusiva (denominata "coda") é un semplice frammento acustico, molto simile ad un provino. Anche il 33 giri rimane al primo posto in classifica per diverse settimane, pur non contenendo brani memorabili.


"Ancora tu" vanta ben due versioni in lingua spagnola, entrambe intitolate "De nuevo tu": la prima é stata incisa nel 1976 dallo stesso Battisti per il mercato estero, la seconda é una cover firmata dall'italianissima Betti Villani, meteora della musica dance nostrana che nell'estate del 1988 ha riportato il pezzo in hit parade e nelle piste da ballo.


1977 Alla fiera dell'est

https://youtu.be/IaeRmVy9fwI

Brano che rivelò al grande pubblico la vena favolistica, e per diversi anni interessante e fortunata, di Angelo Branduardi. Ad un linguaggio poetico personale, sposa musiche scintillanti di echi barocchi e celtici, ottenendo un notevole successo anche all'estero.

Attualmente Branduardi è ridotto più che altro alla macchietta del "menestrello" nei pietosi show televisivi, ingabbiato nel suo clichè, costretto a fare il verso a se stesso.

"Alla fiera dell'est" scritto, così come quasi tutti i suoi brani, insieme alla moglie Luisa Zappa, è forse il brano più riuscito del suo repertorio, con il suo andamaneto da fresca filastrocca per bambini, nè banale nè stucchevole.

Abbiamo ricevuto proteste dai Branduardi-ans (composti da persone di tutta Europa) per una delle frasi contenute nella precedente recensione, insieme alla seguente recensione che volentieri pubblichiamo.

Con "Alla fiera dell'est", Angelo Branduardi conquistò la notorietà (e le hit parades), ma il suo lavoro già si caratterizzava un anno prima con "Confessioni di un malandrino", dal sapore autobiografico, tratto da una poesia del poeta russo Esenin, e che venne giudicata da un sondaggio promosso da un'autorevole rivista musicale francese, al terzo posto fra le più belle canzoni scritte dal dopoguerra ai giorni nostri.

L'iter musicale di Branduardi si caratterizzerà, negli anni seguenti, in escursioni etniche e di ricerca; uno dei primi artisti ad amalgamare insieme le varie sonorità, da quelle celtiche a quelle cajun, intervallando lavori rigorosi e filologici nel campo della musica antica, sfociate nelle produzioni della collana "Futuro Antico", ed eccezionalmente prodotte dalla Emi Classic, segno dello spessore artistico raggiunto da colui che, attualmente, è considerato uno dei maggiori musicisti e polistrumentisti nel campo europeo.

Dopo il successo ottenuto con "l'infinitamente piccolo" (un progetto musicale e filologico commissionatogli dalla Conferenza delle Famiglie Francescane, sulla figura di S.Francesco d'Assisi), in occasione del Giubileo del 2000, Angelo Branduardi girerà in una lunghissima tournee in tutta Europa, che lo porterà, tra l'altro, ad esibirsi come rappresentante italiano insieme ad artisti del calibro di Ray Charles, Myriam Makeba, James Brown, Youssou N'Dour, in Basilea. La conferma del successo arriva col recentissimo "Altro ed altrove", un viaggio multietnico nello spazio e nel tempo, per scoprire che le passioni che animano gli uomini, in tempi e sotto cieli diversi, sono sempre le stesse.

1978 Staying alive

https://youtu.be/I_izvAbhExY

Due anni prima di questo brano la disco era un fenomeno circoscritto alle comunità nere, omosessuali e ispaniche degli USA. Un anno dopo era un fenomeno mondiale. Come era successo per il rock'n'roll, perchè una musica di estrazione nera si diffondesse in tutto il mondo se ne dovettero appropriare i bianchi. Lì era stato Elvis Presley, qui i Bee Gees.

Nel '76, il produttore Robert Stigwood aveva rivitalizzato i tre fratelli dell'Isola di Mann convertendoli alla disco (l'album era "Children of the world" e l'hit "You should be dancin'"), l'anno dopo, dovendo produrre un film sull'argomento, era naturale che tornasse a rivolgersi ai Bee Gees. Il film ("La febbre del sabato sera") e la sua colonna sonora furono un successo planetario.

Questo è il brano portante. Un brano maledettamente ben costruito, con un riff indimenticabile, assolutamente irresistibile in discoteca. Impossibile ascoltarlo senza riavere davanti agli occhi le immagini di John Travolta in giacca bianca, camicia nera e il ditino alzato. Lo specchio di un'epoca e il simbolo di un intero genere musicale. La canzone diede poi lo spunto ad un sequel della Febbre del sabato sera ("Staying alive", appunto), ma senza lo stesso successo.

Il brano fu ripreso negli anni '90 dagli N-Trance che lo riportarono in classifica, nell'autunno del 1995, per la precisione.

1979 Il carrozzone

https://youtu.be/Gu43qXc4Ois

Stupendo brano targato 1979 di un Renato Zero che, al di la degli istrionismi che solo ad un'analisi superficiale potevano farlo apparire frivolo, offre un testo vibrante e di rara profondità. Dietro ritmi e tamburelli di finta allegria, immaginando simbolicamente la parabola della vita come parodia del percorso dell'artista di strada, il brano cela infatti il dramma della morte. Ha raccontato Renato che, per una richiesta fattagli dal padre poco prima di morire, ha cantato il brano davanti al corpo ormai senza vita del genitore poco dopo il suo trapasso.

Nessun commento:

Posta un commento