venerdì 21 marzo 2025

Corso di storia della musica: E verrà quel dì di lune 1900?

E verrà quel dì di lune 1900?

"E verrà quel dì di lune" (Va la Rosina bella) – Una ballata popolare dal sapore antico
"E verrà quel dì di lune", conosciuta anche con il titolo "Va la Rosina bella", è una canzone popolare italiana di origine anonima, risalente probabilmente ai primi anni del XX secolo. Il brano fa parte del vasto repertorio della musica tradizionale italiana, con una struttura narrativa tipica delle ballate popolari e un’atmosfera malinconica ma allo stesso tempo evocativa.

Una storia di attesa e speranza
Il testo della canzone racconta di un amore lontano, di una giovane donna (spesso chiamata Rosina) che attende il ritorno dell’amato. La frase "E verrà quel dì di lune" suggerisce un’attesa indefinita, legata a un tempo non ben precisato, quasi a evocare una speranza che si prolunga nel tempo.

Questa tematica è molto diffusa nelle canzoni popolari dell’epoca, dove l’amore separato dal destino, dal lavoro o dagli eventi storici era un leitmotiv comune. Il testo può essere interpretato sia come una canzone d’amore e di nostalgia, sia come un canto di speranza e fiducia nel futuro.

Una melodia dolce e ripetitiva
Musicalmente, il brano è caratterizzato da una melodia semplice e cantabile, con una struttura ripetitiva tipica delle canzoni popolari tramandate oralmente. L’andamento musicale è dolce e quasi cullante, rendendo il brano adatto a essere cantato in gruppo, nelle veglie o nei momenti di lavoro collettivo.

Diffusione e reinterpretazioni
"E verrà quel dì di lune" è stata tramandata per generazioni, subendo variazioni nel testo e nella melodia a seconda della regione in cui veniva cantata. Il titolo "Va la Rosina bella" è una delle tante varianti con cui il brano è stato conosciuto, a dimostrazione della sua forte radice popolare e della trasmissione orale che ne ha permesso la diffusione.

Ancora oggi, il brano viene eseguito da cori folk e gruppi di musica tradizionale, mantenendo vivo il fascino delle antiche ballate popolari italiane. La sua dolcezza e la sua semplicità melodica ne fanno un esempio perfetto di come la musica possa trasmettere emozioni senza tempo.

1900? - E verrà quel dì di lune (Va la Rosina bella) [di anonimo]

https://youtu.be/AVumCFz0Nag?si=gcGx0uCwPxf0vDBs

Corso di storia della musica: La Domenica andando alla Messa 1900?

La Domenica andando alla Messa 1900? 

"La Domenica andando alla Messa" – Tra tradizione e ironia popolare
"La Domenica andando alla Messa" è una celebre canzone popolare italiana di origine anonima, risalente ai primi anni del XX secolo (probabilmente attorno al 1900). Il brano appartiene al repertorio della musica tradizionale italiana, caratterizzandosi per il suo tono vivace e scherzoso, con un testo che alterna riferimenti alla vita quotidiana e alla dimensione religiosa in chiave ironica.

Una canzone tra sacro e profano
Il testo della canzone narra la storia di una giovane donna che, andando alla messa domenicale, si ritrova coinvolta in una vicenda dal sapore amoroso. L’apparente semplicità del racconto nasconde una vena ironica tipica delle canzoni popolari, dove il confine tra devozione religiosa e sentimenti terreni si fa sottile, generando una narrazione divertente e maliziosa.

Le prime strofe pongono l'accento sulla routine domenicale della protagonista, che si reca in chiesa con intento devoto, salvo poi essere distratta da un incontro inatteso, spesso interpretato come un gioco di seduzione o un’amabile tentazione.

Struttura e melodia accattivante
Musicalmente, "La Domenica andando alla Messa" presenta una melodia semplice e orecchiabile, facile da memorizzare e cantare in coro. La sua struttura ripetitiva e il ritornello coinvolgente hanno contribuito alla sua diffusione e longevità nel repertorio della musica popolare.

Le versioni tramandate variano nel testo e nella melodia, segno della trasmissione orale tipica delle canzoni popolari, che si modificano a seconda della regione e del contesto in cui vengono cantate.

Diffusione e reinterpretazioni
"La Domenica andando alla Messa" è stata interpretata da numerosi artisti e cori folkloristici, entrando nel repertorio delle canzoni tradizionali italiane. Ancora oggi, viene eseguita in feste popolari e rievocazioni storiche, mantenendo vivo lo spirito spensierato e il carattere ironico con cui è nata.

Grazie alla sua leggerezza e immediatezza, la canzone continua a essere un esempio perfetto di come la musica popolare riesca a mescolare tradizione, umorismo e uno sguardo autentico sulla vita quotidiana di un tempo.


1900? - La Domenica andando alla Messa [di anonimo]
https://youtu.be/YTxn5j0ojh0?si=1U8lqpt9jZefUNgL

Corso di storia della musica: Come porti i capelli bella bionda 1900?

Come porti i capelli bella bionda 1900?


"Come porti i capelli bella bionda" – La canzone popolare tra ironia e leggenda
"Come porti i capelli bella bionda" è una delle canzoni popolari italiane più celebri, il cui testo e la melodia sono stati tramandati oralmente per decenni. Sebbene le sue origini siano incerte, si ritiene che risalga ai primi anni del XX secolo, probabilmente attorno al 1900. Il brano si distingue per il suo tono leggero e ironico, con un testo semplice ma estremamente orecchiabile, capace di restare impresso nella memoria collettiva.

Un motivo popolare senza tempo
Questa canzone è un tipico esempio di musica popolare anonima, nata tra la gente e diffusa attraverso il canto orale, senza un autore ufficialmente riconosciuto. Il brano ha attraversato generazioni e regioni, diventando parte integrante del repertorio folk italiano.

Il testo, strutturato come un simpatico scambio tra un corteggiatore e una ragazza, gioca sulla domanda ricorrente:
"Come porti i capelli bella bionda?", con la risposta che cambia a seconda della versione cantata.

Il significato e la struttura
Pur essendo una canzone leggera e scherzosa, "Come porti i capelli bella bionda" riflette un modo di corteggiare tipico dell’epoca, in cui i riferimenti all'aspetto fisico (come i capelli e il modo di acconciarli) diventavano pretesti per una galanteria giocosa.

Le strofe, semplici e ripetitive, contribuiscono al carattere vivace e coinvolgente, rendendo il brano ideale per essere eseguito in contesti di festa e convivialità.

Il successo e le reinterpretazioni
Grazie alla sua melodia accattivante, la canzone è stata reinterpretata innumerevoli volte, adattandosi ai cambiamenti culturali e musicali del tempo. È stata eseguita da cori popolari, bande musicali e artisti di vario genere, entrando nel repertorio di molti interpreti della musica folkloristica italiana.

Ancora oggi, "Come porti i capelli bella bionda" continua a essere cantata con spirito allegro e spensierato, mantenendo vivo un frammento della tradizione musicale popolare italiana.


1900? - Come porti i capelli bella bionda [di anonimo]
https://youtu.be/PH_-GUCDm8Q?si=FBjQIDb_wAjaB3Ex

Corso di storia della musica: Porta Romana bella 1900?

Porta Romana bella 1900? 

"Porta Romana bella" – Il canto popolare della Milano di un tempo
"Porta Romana bella" è una canzone popolare milanese di autore anonimo, risalente probabilmente ai primi decenni del XX secolo. Il brano è strettamente legato alla città di Milano e alla sua cultura popolare, in particolare alla zona di Porta Romana, una delle storiche porte di accesso alla città.

Una canzone di lavoro e fatica
Il testo della canzone rievoca la dura vita delle giovani operaie, spesso impiegate nelle fabbriche e nei laboratori artigianali di Milano. Porta Romana, ai primi del Novecento, era un quartiere popolare dove risiedevano molti lavoratori, e la canzone descrive il passaggio delle ragazze dirette al lavoro, con un tono che mescola amarezza e leggerezza.

Le giovani vengono ritratte mentre attraversano la città nelle prime ore del mattino, affrontando la fatica del lavoro con una forza d’animo tipica della classe operaia milanese. Il ritornello "Porta Romana bella, Porta Romana", con la sua ripetizione quasi ipnotica, diventa un simbolo di un quotidiano fatto di sacrificio e speranza.

Una melodia semplice ma incisiva
Musicalmente, il brano è costruito su una melodia orecchiabile e cantabile, tipica dei canti popolari. Il ritmo è sostenuto, quasi da marcia, accompagnato spesso da un battito regolare che ricorda il passo delle lavoratrici in cammino.

Questo stile musicale lo rendeva perfetto per essere cantato in coro, diventando così un canto di aggregazione e di condivisione delle difficoltà quotidiane.

Un simbolo della Milano operaia
"Porta Romana bella" è diventata nel tempo un vero e proprio inno della tradizione popolare milanese, grazie anche alle numerose reinterpretazioni da parte di artisti folk e cantautori lombardi. Il brano è stato spesso eseguito in contesti di festa e raduni popolari, mantenendo vivo il ricordo della Milano di un tempo, fatta di lavoro, sacrificio e senso di comunità.

Ancora oggi, la canzone viene cantata in diverse versioni, a testimonianza del suo profondo legame con l'identità milanese e con la memoria storica della città.

1900? - Porta Romana bella [di anonimo] 
https://youtu.be/Y5sNcF9ookw?si=VtYrNnNB6x8UBlY-

Corso di storia della musica: I' te vurria vasa' 1900

I' te vurria vasa' 1900

"I' te vurria vasa’" – Il sogno d’amore nella canzone napoletana
Nel 1900, il compositore Eduardo Di Capua e il poeta Vincenzo Russo diedero vita a "I' te vurria vasa’", una delle più belle e struggenti canzoni napoletane di tutti i tempi. Con la sua melodia dolce e il testo intriso di malinconia e passione, questa canzone è diventata un vero e proprio capolavoro della musica napoletana, espressione del romanticismo e del desiderio inappagato.

Il contesto e gli autori
Eduardo Di Capua è noto per aver composto alcune delle più celebri melodie napoletane, tra cui "’O sole mio", mentre Vincenzo Russo, poeta sensibile e malinconico, ha scritto versi profondi e intensi. I due artisti collaborarono più volte, ma fu proprio con "I' te vurria vasa’" che riuscirono a creare una perfetta fusione tra melodia e poesia.

La canzone fu scritta in un periodo in cui la musica napoletana si stava affermando come genere universale, capace di emozionare e parlare d’amore con una sensibilità unica.

Il testo: un amore impossibile
Il protagonista della canzone esprime il suo struggente desiderio di baciare la persona amata, ma non può farlo: un ostacolo, forse sociale o personale, lo separa da lei. Nei versi si alternano immagini sognanti e dolorose: il mare, il vento, la notte, la luna… tutti complici silenziosi di un amore che resta solo un desiderio inespresso.

Uno dei versi più celebri recita:
"I' te vurria vasa’, ma 'o core nun me d’ 'o permettere…"
("Vorrei baciarti, ma il cuore non me lo permette…")

Questa frase racchiude tutto il tormento di un sentimento profondo ma irrealizzabile, un tema che ha reso questa canzone un classico senza tempo.

Il successo e l’eredità
"I' te vurria vasa’" è stata interpretata da alcuni dei più grandi artisti della musica napoletana e internazionale. Enrico Caruso, Roberto Murolo, Luciano Pavarotti, Massimo Ranieri e molti altri hanno dato voce a questa melodia struggente, facendola conoscere e amare in tutto il mondo.

Ancora oggi, la canzone viene eseguita nei concerti di musica napoletana e nei momenti più emozionanti delle serate dedicate alla tradizione partenopea. Con il suo carico di passione e nostalgia, continua a commuovere chiunque la ascolti, ricordando che l’amore, anche quando impossibile, può essere eterno attraverso la musica.

1900 - I' te vurria vasa' [di Eduardo Di Capua \ Vincenzo Russo]

https://youtu.be/pqrxp6V5b9I?si=K1_S1Vi6obmQx8a8

Corso di storia della musica: Weill 1900

Kurt Weill 1900

Kurt Weill (1900-1950) – Il Compositore tra Avanguardia e Teatro Musicale

Kurt Weill è stato un compositore tedesco naturalizzato statunitense, noto per la sua fusione di musica classica, jazz e teatro. Ha lavorato a stretto contatto con il drammaturgo Bertolt Brecht, creando capolavori come "L'opera da tre soldi" (Die Dreigroschenoper) e "Ascesa e caduta della città di Mahagonny". Dopo l’ascesa del nazismo, emigrò negli Stati Uniti, dove si reinventò come compositore di musical di Broadway. Kurt Weill nacque il 2 marzo 1900 a Dessau, in Germania, in una famiglia ebrea. Fin da giovane mostrò talento musicale e studiò al Conservatorio di Berlino, dove fu allievo di Ferruccio Busoni, noto per il suo approccio innovativo alla composizione. Negli anni '20 si immerse nella vivace scena culturale berlinese, avvicinandosi alla musica d'avanguardia e al movimento dell’Espressionismo tedesco. Il suo stile unì elementi della musica colta con il jazz, il cabaret e la musica popolare, creando un linguaggio sonoro unico e immediato. Nel 1927 iniziò la sua celebre collaborazione con Bertolt Brecht, con cui condivideva un interesse per il teatro politico e satirico.

Le opere principali

1. L’opera da tre soldi (1928) – Il Successo Mondiale

Basata sull’"Opera del mendicante" di John Gay (1728), questa satira feroce sulla società capitalista berlinese fu un successo straordinario.

Brani celebri:

"Mack the Knife" (Die Moritat von Mackie Messer) – Una delle canzoni più famose del XX secolo, interpretata da artisti come Louis Armstrong e Frank Sinatra.

"Pirate Jenny" – Un intenso monologo musicale cantato da una serva sognante di vendetta.

"Ballata della vivandiera" – Un altro esempio dello stile diretto e teatrale di Weill.

Caratteristiche:

Uso di melodie orecchiabili e ritmi sincopati ispirati al jazz.

Strumentazione essenziale e orchestrazione con strumenti da banda e cabaret.

Testi provocatori e satirici che mettono in luce le ipocrisie sociali.

Impatto: L’opera da tre soldi è ancora oggi una delle opere musicali più rappresentate e influenti.

2. Ascesa e caduta della città di Mahagonny (1930) – La Critica al Capitalismo

Un'opera teatrale in cui Weill e Brecht dipingono una città immaginaria fondata sul denaro e sul piacere sfrenato, destinata inevitabilmente al collasso.

Brani celebri:

"Alabama Song" – Resa famosa dai The Doors e David Bowie.

"Oh, moon of Alabama" – Un lamento decadente sulla perdita dell’innocenza.

Caratteristiche:

Forte satira sociale e politica.

Uso innovativo della musica popolare e del jazz per un'opera lirica.

Struttura episodica che riflette il teatro epico di Brecht.

L’opera fu censurata dai nazisti nel 1933 e Weill fu costretto a lasciare la Germania.

3. Settimana di tre soldi (1933) – La Fuga dalla Germania

Dopo la presa del potere da parte di Hitler, Weill, ebreo e apertamente critico del regime, si rifugiò prima a Parigi e poi negli Stati Uniti. Qui cambiò completamente il suo stile, adattandosi al mondo di Broadway.

Tra i suoi primi lavori in America ci fu "Knickerbocker Holiday" (1938), con il celebre brano "September Song", diventato un classico della musica americana.

4. I Musical di Broadway

Negli Stati Uniti Weill si reinventò come compositore di musical, collaborando con scrittori come Maxwell Anderson e Ogden Nash.

Opere principali:

"Lady in the Dark" (1941) – Musical psicologico con elementi di jazz e swing.

"Street Scene" (1947) – Un'opera americana con influenze da Gershwin e dal teatro europeo.

"Lost in the Stars" (1949) – Musical drammatico sulla segregazione razziale, basato su Cry, the Beloved Country.

Weill in America: La sua musica divenne più melodica e cinematografica, pur mantenendo l’attenzione ai temi sociali e politici.

Stile musicale e innovazioni

Elementi distintivi del suo stile:

Influenza del jazz e del cabaret – Uso di ritmi sincopati e armonie blues.

Semplicità melodica – Creazione di melodie memorabili e dirette.

Musica come strumento politico – Composizioni pensate per trasmettere messaggi sociali.

Uso della voce parlata – Tecnica che mescola canto e recitazione.

Weill riuscì a fondere teatro epico e musica popolare, creando un linguaggio accessibile ma di grande impatto emotivo.

Declino e morte

Kurt Weill morì prematuramente il 3 aprile 1950 a New York, per un attacco di cuore. Aveva solo 50 anni, ma aveva lasciato un'eredità musicale straordinaria.

La sua musica continua a essere eseguita in tutto il mondo, sia nelle sale da concerto che nei teatri, con canzoni che hanno attraversato generazioni e generi musicali.

Eredità e influenza

Weill è considerato uno dei pionieri del teatro musicale moderno e un innovatore che ha influenzato artisti come Leonard Bernstein, Stephen Sondheim e Tom Waits.

Il suo impatto sulla musica popolare:

"Mack the Knife" è stato interpretato da centinaia di artisti, da Ella Fitzgerald a Robbie Williams.

"Alabama Song" è diventata un inno rock grazie ai The Doors.

Il suo stile ha ispirato i musical impegnati di Broadway, come Cabaret e Chicago.

Curiosità

Era sposato con Lotte Lenya, una delle interpreti più celebri delle sue opere. Nei suoi ultimi anni fu attivo nei circoli di Hollywood e Broadway, ma rimase sempre un outsider. La sua musica fu spesso censurata dai nazisti per il suo contenuto sovversivo. Kurt Weill ha saputo unire arte, politica e spettacolo, creando una musica che rimane attuale e vibrante ancora oggi.

1929 - Moritat vom Mackie-Messer [di Kurt Weill \ Bertolt Brecht]

https://youtu.be/_QXJ3OXWaOY?si=9xK2uxh1Fm5N1YRj


Corso di storia della musica: 'O Sole Mio 1898

 'O Sole Mio 1898

"'O Sole Mio" è una delle canzoni più famose e iconiche della musica napoletana, scritta nel 1898 da Eduardo Di Capua su musica di Alfredo Mazzucchi e con il testo di Giovanni Capurro. Questo brano è diventato un simbolo della tradizione musicale napoletana e ha conquistato popolarità a livello mondiale.

La canzone esprime un amore romantico e appassionato per il sole, usando l'immagine del sole come metafora per descrivere la bellezza e la luminosità dell'amore. Il testo esprime sentimenti di gioia, passione e ammirazione per la bellezza naturale.

"'O Sole Mio" è stata reinterpretata in molte lingue e stili musicali diversi ed è stata incisa da numerosi artisti di fama internazionale. La sua melodia orecchiabile e il suo testo emotivo hanno contribuito a renderla una delle canzoni più riconoscibili e amate nel panorama della musica popolare italiana, diventando un classico intramontabile e una delle rappresentazioni più emblematiche della tradizione musicale partenopea.


1898 - 'O sole mio [di Eduardo Di Capua - Alfredo Mazzucchi \ Giovanni Capurro]


https://youtu.be/OIjyLOUfR0A?si=6351eKiDyB0gRya5

Corso di storia della musica: Gershwin 1898

George Gershwin 1898

George Gershwin è stato un celebre compositore e pianista statunitense del XX secolo, nato il 26 settembre 1898 a Brooklyn, New York, e deceduto il 11 luglio 1937 a Hollywood, California. È noto per aver creato una vasta gamma di composizioni che abbracciano musica classica, jazz e spettacoli musicali. Tra le sue opere più celebri c'è "Rhapsody in Blue", una composizione che ha fuso brillantemente elementi di jazz con la struttura e il linguaggio della musica classica. Questa composizione è diventata un'icona della musica americana e ha contribuito a definire lo stile musicale unico di Gershwin. Altri lavori notevoli di Gershwin includono "An American in Paris", un'opera sinfonica che evoca l'atmosfera e il ritmo della città di Parigi, e la sua collaborazione con suo fratello Ira Gershwin in diversi musical di successo di Broadway, come "Funny Face", "Girl Crazy" e "Porgy and Bess". "Porgy and Bess" è probabilmente il suo lavoro più conosciuto nell'ambito dell'opera e racconta la storia della comunità afroamericana nella Carolina del Sud. Quest'opera è particolarmente famosa per brani come "Summertime" e "I Got Plenty o' Nuttin'", che sono diventati parte del repertorio standard del jazz e della musica popolare. La musica di George Gershwin è caratterizzata da una fusione unica di stili musicali, che hanno contribuito a creare un suono americano distintivo. La sua abilità nel mescolare elementi di jazz, musica popolare e classica lo ha reso uno dei compositori più influenti e ammirati del suo tempo. La sua eredità musicale continua ad essere celebrata e la sua musica rimane popolare e influente fino ai giorni nostri, continuando ad essere eseguita, registrata e apprezzata in tutto il mondo.


1924 - Rhapsody in blue [di George Gershwin]
https://youtu.be/VGvuUOtHGkk?si=3WeWuP6ttwF6X0tu

Corso di storia della musica: Addio a Lugano (Addio Lugano bella) 1895

Addio a Lugano (Addio Lugano bella) 1895

"Addio a Lugano" (o "Addio Lugano bella") – Il canto dell’esilio anarchico

"Addio a Lugano", conosciuta anche come "Addio Lugano bella", è una canzone scritta nel 1895 dall’anarchico e poeta Pietro Gori. Questo canto è diventato un simbolo della lotta anarchica e della repressione politica di fine Ottocento.


Contesto storico: l’esilio degli anarchici

Alla fine del XIX secolo, i governi europei temevano l’ascesa del movimento anarchico, che si batteva contro il capitalismo, lo Stato e le ingiustizie sociali. In Svizzera, Lugano era un punto di riferimento per gli anarchici italiani in fuga dalla repressione del Regno d’Italia. Tuttavia, il 15 maggio 1895, il governo svizzero, sotto la pressione delle autorità italiane, espulse un gruppo di anarchici, tra cui lo stesso Pietro Gori.

Costretto a lasciare la città, Gori scrisse questa canzone come un addio amaro e malinconico, denunciando l’ingiustizia della repressione e celebrando la lotta per la libertà.


Il testo e il suo significato

La canzone si apre con un saluto doloroso a Lugano, una città che aveva dato rifugio agli esiliati ma che, per compiacere i potenti, li aveva poi scacciati. Gori usa toni nostalgici e accusa i governanti di servire gli interessi dei potenti, mentre gli anarchici, pur perseguitati, mantengono viva la loro fede nella giustizia e nella libertà.

Il testo è un misto di dolore e fierezza: i perseguitati non si arrendono, ma portano con sé il fuoco della ribellione ovunque vadano. L’ultimo verso sottolinea la speranza in un mondo nuovo, in cui gli oppressi si solleveranno e abbatteranno le ingiustizie.


Diffusione e impatto culturale

"Addio a Lugano" è diventata un inno della resistenza anarchica e operaia, tramandata tra generazioni di militanti. Il canto si diffuse rapidamente nei circoli anarchici e socialisti in Italia e in Europa, accompagnando scioperi, manifestazioni e momenti di lotta politica.

Nel Novecento, è stata reinterpretata da molti artisti della musica popolare, tra cui Giovanna Daffini, Ivan Della Mea e il Nuovo Canzoniere Italiano, mantenendo viva la memoria della repressione politica e della lotta per un mondo più giusto.

Ancora oggi, "Addio a Lugano" resta un simbolo della resistenza contro le oppressioni, un canto che unisce memoria storica e impegno politico, ricordando le sofferenze di chi ha combattuto per un ideale di libertà.


1895 - Addio a Lugano (Addio Lugano bella) [di anonimo \ Pietro Gori] - Pietro Gori (1894)

https://youtu.be/S4ou1pNZPMs?si=rn2BpudzDfANi7BL