
https://youtu.be/XW5nIlIfR5s?si=e5QELVw_HI41iK1d

"Maramao perchè sei morto" è una canzone popolare italiana scritta nel 1939 dai parolieri Mario Consiglio e Mario Panzeri, con la musica di Mario Panzeri. Il brano è un classico della musica leggera italiana e rimane una delle canzoni più conosciute del periodo pre-bellico.
La canzone ha un tono giocoso e ironico, con un testo che narra la triste vicenda di Maramao, un personaggio immaginario che, sebbene morto, continua a suscitare nostalgia e rimpianto tra i vivi. La melodia coinvolgente e il ritmo vivace contribuiscono a rendere il brano orecchiabile, mentre il testo in cui si fa riferimento alla morte in modo quasi scherzoso e senza malinconia riflette lo spirito di leggerezza che permeava la musica dell'epoca.
Con la sua atmosfera allegra, "Maramao perchè sei morto" è diventata una canzone simbolo dell'Italia anni '30, un'epoca che viveva tra la consapevolezza di turbolenze politiche e sociali, ma anche un tempo in cui la musica popolare riusciva a offrire momenti di svago e allegria.
Il brano fu interpretato da diversi artisti nel corso degli anni e ha continuato a essere un pezzo immancabile nelle interpretazioni di varietà e spettacoli musicali, mantenendo la sua freschezza e il suo carattere singolare.
1935 – "Chitarra Romana"
"Chitarra Romana" è una celebre canzone italiana scritta da Eldo Di Lazzaro (testo) e Bruno Cherubini (musica) nel 1935. Il brano è uno degli esempi più emblematici della musica popolare italiana, riuscendo a catturare l'essenza romantica e melancolica della città di Roma.
La canzone racconta di un'atmosfera serale nella capitale, con il suono della chitarra che accompagna la malinconia di un amore non ricambiato. Con il suo arrangiamento semplice e diretto, "Chitarra Romana" evoca un'ambientazione intima e quasi cinematografica, in cui la musica diventa un mezzo per esprimere emozioni profonde e universali.
Grazie alla sua melodia avvolgente e al testo che celebra il fascino senza tempo di Roma, "Chitarra Romana" divenne un successo che ancora oggi è amato dal pubblico. Interpretata da numerosi artisti italiani, la canzone ha attraversato decenni, restando un simbolo della tradizione musicale romana e dell'Italia degli anni '30.
Nonostante la semplicità apparente, la canzone riesce a evocare immagini potenti di Roma, dove il suono della chitarra diventa il portavoce delle emozioni più intime e universali, come il desiderio, la solitudine e l'amore.
"Cheek to Cheek" è una delle canzoni più celebri della musica americana, scritta da Irving Berlin nel 1935. Il brano divenne famoso grazie alla sua interpretazione da parte di Fred Astaire e Ginger Rogers nel film "Top Hat", dove i due protagonisti si esibiscono in una delle scene di ballo più iconiche della storia del cinema.
Il testo della canzone celebra l'intensità del ballo e dell'amore, con le parole che descrivono un incontro romantico dove i due amanti si abbracciano e si muovono "guancia a guancia" ("cheek to cheek"), esprimendo una connessione profonda e appassionata. La musica, elegante e fluida, riflette il fascino e la classe della danza e dello stile degli anni '30, caratterizzati da un'atmosfera sofisticata.
"Cheek to Cheek" divenne un successo immediato e un punto di riferimento nel repertorio di canzoni da ballo, continuando a essere eseguita da numerosi artisti nel corso dei decenni. La canzone è ancora oggi una delle composizioni più amate di Irving Berlin, che è stato uno dei più grandi autori di canzoni americane, con una carriera che ha spaziato su diversi decenni e stili musicali.
Con la sua melodia avvolgente e il suo testo romantico, "Cheek to Cheek" è un esempio perfetto della musica popolare degli anni '30 e della sua capacità di mescolare leggerezza, eleganza e passione.
1935 - Cheek to cheek [di Irving Berlin]
1934 – "Violino Tzigano"
"Violino Tzigano" è una canzone italiana scritta nel 1934 da Cesare Andrea Bixio (musica) e Bixio Cherubini (testo). Il brano è intriso di una forte atmosfera romantica e suggestiva, che evoca il fascino misterioso e travolgente della musica popolare gitana. Il violino, simbolo di passione e libertà, è al centro di questa composizione, il cui titolo rimanda direttamente alla figura del violinista zingaro, la cui musica è in grado di incantare e rapire l'animo.
La canzone è stata interpretata da vari artisti nel corso degli anni ed è diventata una delle più conosciute tra quelle scritte da Cesare Andrea Bixio, noto compositore e autore di numerosi successi della musica leggera italiana degli anni '30 e '40.
"Violino Tzigano" trasmette un senso di esotismo, con le sue melodie dolci e al contempo intense, accompagnate da un testo che racconta storie di amore appassionato e tormentato, come quello di un cuore che si lascia conquistare dalla musica del violinista zingaro. Questo tema, che richiama la tradizione musicale dei popoli gitani, diventa metafora di un amore che sfida le convenzioni e si lascia guidare dalla passione e dal desiderio.
Nel corso degli anni, "Violino Tzigano" ha goduto di numerose versioni e reinterpretazioni da parte di cantanti italiani e internazionali, consolidandosi come una delle canzoni più rappresentative del repertorio della musica italiana degli anni '30.
"Smoke Gets in Your Eyes" è una delle canzoni più celebri della musica americana, scritta nel 1934 da Jerome Kern (musica) e Otto Harbach (testo). Il brano è stato originariamente introdotto nel musical "Roberta" e, nel corso degli anni, è diventato un classico del repertorio musicale americano, amato per la sua melodia dolce e malinconica e per il testo evocativo che parla di cuori infranti e sogni perduti.
La canzone è famosa per il suo tema centrale, che utilizza l’immagine del fumo che entra negli occhi come metafora di tristezza e delusione amorosa. "Smoke gets in your eyes" rappresenta quell'emozione che si prova quando l'amore finisce, lasciando un senso di sofferenza che offusca i sensi e la percezione della realtà, proprio come il fumo che rende difficile vedere.
Nel 1934, la canzone è stata interpretata da Gertrude Niesen nel musical "Roberta" di Broadway, ma ha raggiunto una maggiore fama grazie alla versione incisa dai Platters nel 1958, che ha consacrato definitivamente la canzone nel repertorio popolare.
Nel corso dei decenni, "Smoke Gets in Your Eyes" è stata interpretata da numerosi artisti, tra cui Frank Sinatra, Nat King Cole, Tony Bennett, e molti altri. La sua eleganza e il suo contenuto emotivo ne hanno fatto una delle canzoni più iconiche della musica popolare del XX secolo, amata per la sua capacità di evocare emozioni universali di amore e dolore.
1934 – "La Madunina" (O mia bella Madonina): l'inno di Milano
"La Madunina", anche conosciuta con il titolo "O mia bella Madonina", è una delle canzoni più emblematiche della tradizione musicale italiana. Composta nel 1934 da Giovanni D'Anzi (musica e testo), la canzone è diventata nel corso degli anni un vero e proprio inno popolare della città di Milano. Il brano è dedicato alla statua della Madonnina, che si trova in cima al Duomo di Milano, simbolo della città e punto di riferimento per i milanesi.
La canzone descrive con affetto e orgoglio la bellezza della Madonnina e il legame che unisce la popolazione milanese alla sua figura sacra. Il testo celebra la devozione dei milanesi e la loro fede nella protezione della Madonnina, ma allo stesso tempo ne esalta l'importanza simbolica nella vita quotidiana della città.
"La Madunina" è conosciuta per il suo tono allegro e il suo ritmo vivace, che l'hanno resa una delle canzoni più cantate e amate dai milanesi. Nel corso degli anni è stata interpretata da numerosi artisti, ed è stata utilizzata in occasioni di festa e celebrazione, contribuendo a cementare la sua posizione come inno non ufficiale della città.
Oltre alla sua popolarità in Italia, "La Madunina" è diventata un simbolo della cultura milanese nel mondo, un tributo affettuoso alla città e alla sua icona religiosa, la Madonnina.
https://youtu.be/ms3OjBvlvFI?si=OBOyKUUI5I5BcKf5
1934 – "Blue Moon": una ballata senza tempo
"Blue Moon", composta nel 1934 da Richard Rodgers (musica) e Lorenz Hart (testo), è una delle ballate più celebri della musica americana. Il brano è conosciuto per la sua melodia delicata e il testo nostalgico, che esprime il senso di solitudine e il desiderio di un amore perduto. La canzone racconta la storia di una persona che si sente sola sotto una "luna blu", un evento raro e magico che diventa metafora di una situazione straordinaria e forse impossibile.
"Blue Moon" è stata scritta originariamente per il film Manhattan Melodrama (1934), ma inizialmente non venne inclusa nella colonna sonora. Tuttavia, la sua bellezza indiscutibile la rese ben presto un classico, interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni, tra cui Frank Sinatra, Elvis Presley, Billie Holiday e molti altri.
La canzone ha avuto un impatto duraturo sulla cultura popolare, ed è stata utilizzata in vari film, serie TV e pubblicità. La sua melodia avvolgente e il testo intriso di melancolia continuano a risuonare nei cuori di chi ama la musica romantica.
"Blue Moon" rimane uno dei capolavori più amati di Rodgers e Hart, una ballata che, con la sua semplicità e profondità emotiva, ha superato il tempo e le mode.
https://youtu.be/5TZXndOJmL4?si=EYdQP9L3ZUf_vwmP
Il ritmo frizzante e la melodia semplice ma coinvolgente fanno di "Quel motivetto che mi piace tanto" una canzone che rimane facilmente impressa nella memoria. Questo brano divenne popolare anche grazie alla sua capacità di portare allegria, riflettendo un'epoca in cui la musica leggera italiana cercava di strappare un sorriso e di alleggerire le difficoltà quotidiane.
La canzone, pur nella sua semplicità, riuscì a diventare un pezzo di cultura popolare, ed è stata interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni. È uno di quei brani che ancora oggi risuona nei cuori di chi ama la musica di quegli anni, piena di energia e vivacità.
1933 - Quel motivetto che mi piace tanto [di Dan Caslar \ Michele Galdieri]
1932 – "Parlami d'amore Mariù": una dichiarazione d'amore senza tempo
"Parlami d'amore Mariù", composta nel 1932 da Cesare Andrea Bixio e con il testo di Ennio Neri, è una delle canzoni d'amore più iconiche della musica italiana degli anni '30. La canzone è diventata un simbolo della musica leggera del periodo, incantando il pubblico con il suo romanticismo e la sua dolcezza.
Il brano è una dichiarazione d'amore appassionata e sincera, in cui il protagonista chiede alla sua amata, Mariù, di parlare di amore, di esprimere i suoi sentimenti più profondi. La melodia, delicata e avvolgente, si fonde perfettamente con il testo, creando un'atmosfera di intimità e tenerezza.
"Parlami d'amore Mariù" è una canzone che ha saputo attraversare le generazioni, mantenendo intatto il suo fascino e la sua capacità di evocare emozioni. È stata interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni e continua a essere una delle canzoni più amate del repertorio italiano, simbolo di un'epoca in cui la musica popolare raccontava storie di amore, speranza e sogni condivisi.
1932 - Parlami d'amore Mariù [di Cesare Andrea Bixio \ Ennio Neri]
1932 – "Bombolo": una canzone allegra e travolgente
Il brano racconta, con un tono allegro e giocoso, le disavventure di Bombolo, un personaggio che sembra un po' fuori posto nella vita, ma che conquista comunque il pubblico con la sua simpatia e il suo spirito di adattamento. La canzone si inserisce in un filone musicale che riflette il desiderio di evasione dalle difficoltà quotidiane, comune in un periodo segnato da difficoltà sociali ed economiche.
"Bombolo" è un esempio di come la musica popolare italiana sapesse mescolare allegria e ironia, catturando l’immaginario collettivo dell'epoca. Nonostante la sua semplicità, la canzone è diventata un classico della musica leggera italiana.
1931 – “Just a Gigolo”: la malinconia di una vita senza radici
“Just a Gigolo”, composta nel 1931 da Leonello Casucci (musica) e Irving Caesar (testo), è una delle canzoni più emblematiche della musica leggera del primo Novecento. La canzone racconta la storia di un uomo che, senza un vero scopo nella vita, vive come un gigolò, senza legami affettivi, in cerca di piacere momentaneo ma senza reali soddisfazioni.
L’aspetto che rende questa canzone tanto affascinante è la sua melanconica riflessione sull’esistenza, dove il protagonista si rende conto della sua solitudine e della futilità della sua condizione: “I ain’t got nobody, and there’s nobody cares for me…”.
Nonostante il tono leggero e ritmato, "Just a Gigolo" porta con sé una profonda tristezza esistenziale, simbolo di una generazione che viveva nel pieno della Grande Depressione. Fu interpretata da Louis Prima negli anni successivi, portando la canzone a una nuova notorietà grazie alla sua vivacità e al suo spirito.
Anche se la canzone ha avuto molteplici interpretazioni e versioni nel corso degli anni, la sua originalità risiede nel contrasto tra la leggerezza della melodia e il suo contenuto drammatico, rendendola un pezzo immancabile nel repertorio musicale del ventesimo secolo.
1931 – “As Time Goes By”: l’eternità in una canzone
“As Time Goes By”, composta nel 1931 da Herman Hupfeld, è una delle canzoni più immortali della musica americana, ma deve la sua fama globale soprattutto alla sua inclusione, nel 1942, nel film Casablanca, dove è cantata da Dooley Wilson (Sam) e legata indissolubilmente a Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.
Scritta inizialmente per il musical Everybody’s Welcome, non ottenne grande successo fino al suo rilancio cinematografico. La forza del brano sta nella sua poetica riflessione sul tempo, sull’amore, sui sentimenti che restano inalterati mentre il mondo cambia: “You must remember this, a kiss is just a kiss…”.
La melodia è semplice ma struggente, il testo è intimamente filosofico: in pochi versi si racchiude una visione del mondo basata su valori eterni e disillusione romantica. È canzone e al tempo stesso aforisma.
“As Time Goes By” non è solo una colonna sonora, è un’eco culturale che attraversa il XX secolo, simbolo di un’epoca e di un cinema che sapeva raccontare la nostalgia e l’amore con delicatezza e profondità.
“Solo per te Lucia”, sottotitolata “La canzone dell’amore”, è una delle più celebri romanze italiane dell’epoca prebellica. Scritta nel 1930 da Cesare Andrea Bixio (musica) e Bixio Cherubini (testo), la canzone fu portata al successo dal tenore Beniamino Gigli, che la rese un’icona del repertorio sentimentale italiano.
È una dichiarazione d’amore assoluto e appassionato, espressa con la voce vibrante della lirica popolare. Il nome Lucia diventa universale, simbolo della donna idealizzata e amata. Il testo, semplice e diretto, colpisce per la sua purezza emotiva, per la devozione che trasmette: “Solo per te Lucia, canto il mio cuore”.
La melodia di Bixio è un capolavoro di classicità melodica: costruita come un’aria da camera, ma accessibile al grande pubblico, ha attraversato cinema, radio e palcoscenici internazionali, rimanendo una pietra miliare della canzone italiana d’autore.
“Solo per te Lucia” è un’istantanea sonora dell’Italia sentimentale del primo Novecento: eleganza, malinconia e una dedizione amorosa che non teme l’enfasi. È la canzone dell’amore che resiste al tempo, e che ancora oggi sa commuovere.
1930 – “Dicitencello vuje”: la canzone dell’amore sussurrato
Nel cuore della canzone napoletana, “Dicitencello vuje” occupa un posto d’onore. Composta nel 1930 da Rodolfo Falvo, su versi di Enzo Fusco, è uno dei più struggenti esempi di romanticismo musicale italiano. La sua bellezza sta nella delicatezza della confessione amorosa: il protagonista non riesce a dichiararsi e chiede a un intermediario di farlo per lui – dicitencello vuje... (“diteglielo voi”).
È una canzone sussurrata, intima, sospesa tra timidezza e ardore, che cattura perfettamente la tensione dell’amore non dichiarato. La melodia, lirica e malinconica, accompagna un testo denso di pathos e pudore: il sentimento è tanto profondo quanto impacciato, e proprio per questo sincero.
“Dicitencello vuje” non è solo una dichiarazione d’amore: è una preghiera sentimentale, un atto di vulnerabilità che ha attraversato i decenni, diventando uno standard della tradizione napoletana. È stata interpretata da Caruso, Roberto Murolo, Luciano Pavarotti, Andrea Bocelli e moltissimi altri, restando viva nelle voci di chi sa che l’amore spesso ha bisogno di essere aiutato a parlare.
1930 - Dicitencello vuje [di Rodolfo Falvo \ Enzo Fusco]