giovedì 20 marzo 2025

Corso di storia della musica leggera: Lezione 6 1870 -1890

1872 - Go down Moses [di anonimo]


"Go Down Moses" è una delle canzoni più emblematiche del repertorio degli spirituals, i canti tradizionali afroamericani che affondano le radici nell’esperienza della schiavitù e nelle esperienze religiose degli schiavi africani nelle piantagioni americane. Sebbene le origini precise della canzone siano difficili da determinare, è chiaro che si sviluppò durante il XIX secolo, probabilmente alla fine degli anni 1800, e divenne parte integrante della tradizione musicale afroamericana, trasmessa oralmente attraverso generazioni di schiavi. Origini e Significato La canzone trae ispirazione dalla storia biblica di Mosè che guida il popolo di Israele fuori dalla schiavitù in Egitto, un racconto presente nell'Esodo. L'immagine di Mosè che va dal faraone per ordinargli di "far scendere" il popolo e liberarlo dalla schiavitù, venne reinterpretata dagli schiavi come una metafora per la propria oppressione e per il desiderio di liberazione. Nella versione della canzone, Mosè non è solo una figura religiosa, ma diventa anche simbolo di speranza, guida spirituale e lotta per la libertà. In "Go Down Moses", l'ordine a Mosè di "andare giù in Egitto" è un invito a combattere per la libertà, sia spiritualmente che fisicamente. La figura di Mosè, in questo contesto, assume un significato profondo, diventando un potente simbolo di resistenza contro l'oppressione, della speranza di salvezza e della promessa di un futuro migliore, proprio come i neri americani speravano di ottenere la loro liberazione dalla schiavitù. Testo e Struttura Il testo della canzone è semplice, ma estremamente potente. La ripetizione della frase "Go down Moses" si lega a un ritmo incalzante che incita alla determinazione e all’azione. La canzone si divide principalmente in un verso che ripete il comandamento a Mosè, seguito da un "call and response" (richiesta e risposta) tipico degli spirituals. Questo schema canoro era utilizzato per coinvolgere i cantanti in un atto di resistenza collettiva, rinforzando il legame tra il gruppo e la lotta comune. In alcune versioni, la canzone prosegue con riferimenti a Pharaoh, che rappresenta la figura oppressiva della schiavitù, ma anche come una figura che alla fine cederà di fronte alla forza collettiva dei lavoratori oppressi. Funzione nella Cultura degli Schiavi "Go Down Moses" non era solo un inno di speranza, ma anche una forma di protesta e di comunicazione segreta tra gli schiavi. Gli spirituals spesso contenevano messaggi cifrati, attraverso i quali gli schiavi potevano esprimere il loro desiderio di libertà senza attirare l’attenzione dei loro padroni. L’uso della Bibbia come riferimento nelle canzoni era particolarmente significativo, poiché il Cristianesimo, seppur imposto dagli schiavisti, divenne per molti schiavi una fonte di consolazione e speranza. Evoluzione della Canzone Nel corso degli anni, "Go Down Moses" ha subito diverse reinterpretazioni. All’inizio del XX secolo, la canzone divenne un elemento fondamentale nel movimento per i diritti civili afroamericani. Fu interpretata da molti artisti di grande calibro come Paul Robeson, il quale ne fece una delle sue canzoni più celebri. La sua interpretazione del brano, potente e piena di pathos, divenne un simbolo di resistenza e lotta contro le ingiustizie razziali. Impatto e Eredità "Go Down Moses" ha attraversato il tempo, diventando non solo un pezzo fondamentale del repertorio musicale afroamericano, ma anche un simbolo della lotta universale per la giustizia e la libertà. La canzone è stata anche un'ispirazione per vari movimenti politici e sociali, come la Marcia su Washington e il Movimento per i Diritti Civili, dove i leader del movimento per l'uguaglianza razziale come Martin Luther King Jr. utilizzavano la canzone come parte della loro retorica. Nel corso degli anni, "Go Down Moses" è stata interpretata da una vasta gamma di artisti, da Louis Armstrong a Harry Belafonte, fino a moderni interpreti del jazz e della musica gospel. Ogni versione della canzone ha portato con sé un'interpretazione personale e storica, mantenendo la sua essenza di lotta e speranza. Conclusioni "Go Down Moses" è una testimonianza musicale potente della resistenza e della speranza degli schiavi afroamericani. Attraverso questa canzone, gli schiavi riuscirono a raccontare la loro esperienza, mantenendo viva la speranza di un futuro migliore, libero dall'oppressione. Ancora oggi, "Go Down Moses" rimane una canzone di grande valore simbolico, un canto di liberazione che parla a tutti coloro che lottano contro l’ingiustizia.


1872 - Go down Moses [di anonimo]

https://youtu.be/Uz0sQDhx1rE


1875 - 'A Cammesella (Levate 'a cammesella) [di Luigi Stellato \ Francesco Melber]

"'A Cammesella" (titolo completo: Levate 'a cammesella) è una canzone popolare napoletana del 1875, scritta da Luigi Stellato con la musica di Francesco Melber. Come molte canzoni popolari napoletane, si distingue per il suo ritmo vivace, il suo linguaggio colloquiale e l’umorismo che caratterizzano la cultura e la tradizione musicale della città di Napoli.

Origini e contesto
La canzone, come spesso accade con le composizioni popolari dell'epoca, si inserisce in un contesto sociale e culturale specifico: il Napoli del XIX secolo, un periodo caratterizzato da una forte influenza della tradizione melodica napoletana, ma anche da un fermento di idee nuove che segneranno il risveglio culturale e sociale della città. La canzone "Levate 'a cammesella" si inserisce nel filone delle "tarantelle" e dei "canti di corteggiamento", che trattano temi di amore, desiderio e dinamiche sociali, ma con un tocco di ironia e leggerezza.

Il testo della canzone
"'A Cammesella" racconta di un momento di corteggiamento, con un tono che mescola allegria e una certa irriverenza. La frase centrale "Levate 'a cammesella" (letteralmente "Togli la camicia") diventa il cuore del brano, un’esortazione alla donna da parte dell'uomo che, in modo giocoso e provocante, chiede alla sua amata di spogliarsi simbolicamente, per liberarsi dalle convenzioni e mostrarsi in tutta la sua bellezza e sensualità.

Il tema dello spogliarsi in modo metaforico è comune nelle canzoni popolari napoletane, dove spesso le parole suggeriscono una liberazione dalle rigide convenzioni sociali e dalla moralità tradizionale, in favore di un'espressione di libertà e piacere.

La melodia e la musicalità
La melodia di "Levate 'a cammesella" riflette la tipica struttura delle tarantelle napoletane, che sono danze veloci e coinvolgenti, accompagnate da una musica che invita al movimento e alla spensieratezza. Il ritmo incalzante e l’uso di strumenti tradizionali come il mandolino e la chitarra contribuiscono a creare un’atmosfera vivace e festosa, in cui l’ascoltatore è trascinato dal ritmo della musica, quasi come se fosse parte di una danza collettiva.

Significato culturale e sociale
Nonostante il tono apparentemente scherzoso e il linguaggio esplicito, "'A Cammesella" fa parte di una tradizione culturale più ampia in cui il corteggiamento, l'eros e le dinamiche di relazione tra uomini e donne vengono esplorate in modo irriverente ma mai volgare. In questo senso, la canzone riflette l'atteggiamento tipicamente napoletano nei confronti della vita, che unisce una spiccata ironia alla passione e alla gioia di vivere. Napoli, infatti, è una città che ha sempre vissuto le sue tradizioni popolari in modo vivace, spontaneo e senza troppe formalità, e "Levate 'a cammesella" ne è un chiaro esempio.

Inoltre, come per molte altre canzoni popolari del periodo, c'è una dimensione sociale e collettiva. La canzone era destinata a essere cantata durante feste popolari, matrimoni, eventi comunitari, in cui il gruppo di persone, in un’atmosfera di allegria e complicità, trovava un modo per esprimere i sentimenti di passione e desiderio senza le restrizioni della vita quotidiana.

L'eredità
"Levate 'a cammesella" è una delle canzoni che ha segnato l’immaginario collettivo del repertorio napoletano. Sebbene non sia tra le composizioni più note a livello internazionale, ha continuato ad essere un simbolo della vivacità culturale di Napoli. La canzone è stata eseguita in vari contesti, da orchestrazioni tradizionali a riletture più moderne, diventando un pezzo di quella tradizione musicale che ancora oggi viene apprezzata e rielaborata. La sua combinazione di umorismo, passione e tradizione musicale la rende una rappresentazione del carattere del popolo napoletano, un popolo che sa unire allegria e riflessione, passione e ironia.

Conclusioni
"'A Cammesella" è un esempio lampante di come la musica popolare napoletana sia riuscita a trasmettere, attraverso le sue melodie e i suoi testi, aspetti profondi della cultura e della società napoletana. Attraverso un linguaggio diretto e senza filtri, la canzone esplora temi di desiderio e libertà, ma sempre con un sorriso ironico che si sposa perfettamente con la spensieratezza tipica delle feste popolari di Napoli. Ancora oggi, rappresenta un pezzo importante della musica napoletana e della tradizione culturale della città.

1875 - 'A Cammesella (Levate 'a cammesella) [di Luigi Stellato \ Francesco Melber]
https://youtu.be/EaRc7DNs-ek

1883 - Ciuri ciuri [di anonimo - Francesco Paolo Frontini]

"Ciuri Ciuri" è una celebre canzone popolare siciliana, scritta nel 1883 da un autore anonimo, con la musica di Francesco Paolo Frontini. La canzone è diventata un inno della cultura siciliana, con la sua melodia allegra e coinvolgente che celebra la bellezza e la vitalità della Sicilia. "Ciuri Ciuri" è un esempio perfetto di come la musica folk siciliana utilizzi elementi della tradizione popolare per esprimere le emozioni quotidiane, l'amore, e l’orgoglio culturale dell’isola.

Origini e contesto
La canzone "Ciuri Ciuri" nasce nel contesto della tradizione musicale siciliana del XIX secolo, un periodo in cui la musica popolare svolgeva un ruolo fondamentale nella vita sociale e culturale dell'isola. Le canzoni folk siciliane sono spesso utilizzate per esprimere sentimenti di amore, speranza, gioia, ma anche per affrontare temi di lotta e sopravvivenza quotidiana. "Ciuri Ciuri" si inserisce in questo filone, con la sua melodia spensierata e il suo testo che celebra la bellezza dei fiori ("ciuri" in siciliano significa "fiori").

Il significato del testo
Il testo di "Ciuri Ciuri" è un inno alla bellezza della natura siciliana, con un accento particolare sui fiori (ciuri), simbolo di vitalità, freschezza e bellezza. La ripetizione del termine "ciuri" nella canzone serve non solo a evocare l'immagine della natura fiorita dell’isola, ma anche a sottolineare l’idea di un amore che fiorisce, che cresce e che è ricco di speranza.

La canzone è anche una metafora della vita siciliana, che pur tra difficoltà e durezza, riesce sempre a fiorire grazie alla sua straordinaria capacità di resistenza, vitalità e bellezza, proprio come i fiori che crescono spontaneamente anche nei luoghi più impervi.

Nel testo, i fiori sono associati a donne e bellezza, con un chiaro richiamo all’idea romantica che la bellezza della natura e quella femminile siano indissolubilmente legate. L'amore e il corteggiamento sono temi ricorrenti nelle canzoni popolari siciliane, e "Ciuri Ciuri" non fa eccezione, proponendo un affettuoso e appassionato omaggio alla bellezza femminile, tanto quanto a quella naturale.

La melodia e la musicalità
La melodia di "Ciuri Ciuri" è vivace e orecchiabile, tipica delle canzoni folk siciliane che accompagnano le danze popolari come la tarantella siciliana. Il ritmo allegro e la struttura musicale semplice permettono di godere della canzone in modo collettivo, durante feste e celebrazioni. La melodia si sviluppa attraverso intervalli regolari e ripetizioni che la rendono facilmente memorizzabile e perfetta per essere cantata in coro.

L’accompagnamento musicale tradizionale è dato da strumenti tipici siciliani come la chitarra, il mandolino e il friscaletto (flauto siciliano), che creano una sonorità calda e coinvolgente, tipica delle melodie popolari siciliane.

Significato culturale e sociale
"Ciuri Ciuri" è un'espressione di orgoglio per la cultura siciliana, che celebra la bellezza naturale e il legame profondo con la terra. La canzone, come molte altre della tradizione siciliana, è stata cantata in numerosi contesti sociali, dalle feste popolari ai matrimoni e feste tradizionali, diventando un simbolo della comunità siciliana. La ripetizione del termine "ciuri" crea una sorta di ritualità che è parte integrante della tradizione culturale dell’isola.

Inoltre, la canzone è un esempio di come la musica popolare siciliana abbia influenzato la cultura musicale più ampia, diventando simbolo di un'identità forte e ricca di tradizioni. Il "ciuri" non è solo un fiore, ma un simbolo di vita, bellezza e amore che attraversa i secoli e continua a essere celebrato.

L'eredità
"Ciuri Ciuri" ha avuto un impatto duraturo sulla cultura musicale siciliana e italiana in generale. Anche se è stata scritta nel XIX secolo, la canzone continua ad essere amata e riproposta in vari contesti, dalle feste tradizionali alle esibizioni folk. La sua melodia ha attraversato generazioni, mantenendo intatto il suo fascino e la sua capacità di evocare immagini di una Sicilia solare, gioiosa e orgogliosa delle sue tradizioni.

La canzone è anche diventata un simbolo della tradizione musicale popolare italiana, cantata non solo dai siciliani, ma da molti appassionati della musica folkloristica di tutta Italia. Viene ancora eseguita in occasioni speciali, tanto nei luoghi di tradizione come le piazze siciliane, quanto nei teatri e nei concerti in giro per il mondo, rappresentando la Sicilia in ogni sua forma di bellezza e calore umano.

Conclusioni
"Ciuri Ciuri" è una delle canzoni più celebri della tradizione popolare siciliana, capace di esprimere attraverso la sua melodia e il suo testo la bellezza della natura, l’amore e l’identità culturale della Sicilia. È una testimonianza della vitalità della musica folk siciliana e della sua capacità di adattarsi e sopravvivere attraverso i secoli, mantenendo intatto il suo fascino e il suo messaggio di gioia di vivere e di amore per la terra e per le persone.

1883 - Ciuri ciuri [di anonimo - Francesco Paolo Frontini]
https://youtu.be/TVPTX30Qw8s

1884 - Musica proibita [di Stanislao Gastaldon]

"Musica proibita" è una delle canzoni italiane più celebri, composta nel 1884 da Stanislao Gastaldon. Il brano, che è uno dei capolavori della musica popolare italiana del XIX secolo, si distingue per la sua melodia coinvolgente e per il suo testo che esplora temi di passione e di amore proibito. La canzone ha avuto un enorme successo nel corso degli anni ed è stata interpretata da numerosi cantanti e musicisti, mantenendo intatto il suo fascino.

Stanislao Gastaldon: L'autore
Stanislao Gastaldon (1855-1931) è stato un compositore e musicista italiano, noto soprattutto per le sue canzoni melodiche, molte delle quali sono diventate veri e propri classici della musica leggera italiana. Nacque a Novara, e la sua formazione musicale lo portò a entrare in contatto con il mondo operistico e della musica da salotto. "Musica proibita" è probabilmente la sua composizione più conosciuta e apprezzata, rappresentando un perfetto esempio della sua capacità di mescolare l'emotività con la melodia.

Il contesto e il tema della canzone
"Musica proibita" si inserisce in un periodo storico in cui la musica da salotto e la canzone melodica erano molto popolari in Italia. La canzone riflette la mentalità e le emozioni della fine del XIX secolo, un periodo in cui le convenzioni sociali erano molto rigide, e l'amore, soprattutto quello proibito, veniva visto sotto una luce di desiderio e rimpianto.

Il tema della "musica proibita" si riferisce a una metafora dell'amore che non può essere vissuto liberamente, un amore nascosto o non accettato dalla società. La musica, in questo caso, diventa un linguaggio segreto, un'espressione intima e proibita dei sentimenti che non possono essere manifestati pubblicamente. La canzone parla di un amore che è come una "musica proibita", che si nasconde e che non può essere suonata apertamente, ma che è comunque forte e irresistibile.

Il testo
Il testo di "Musica proibita" evoca la sensazione di un amore nascosto, un sentimento che non può essere espresso liberamente ma che continua a pulsare nel cuore. La musica, appunto, diventa la metafora di questo amore segreto. Le parole sono ricche di pathos e malinconia, con un forte accento sul contrasto tra il desiderio e l’impossibilità di vivere quell’amore in modo aperto. La canzone esplora i temi dell’intimità e della repressione, ma anche della bellezza di un amore che, pur essendo proibito, continua a vivere nel cuore di chi lo prova.

La melodia
La melodia di "Musica proibita" è dolce, malinconica e ricca di emozioni. La composizione è costruita in modo da accentuare il tema della proibizione e della passione attraverso il contrasto tra momenti di intimità e altre più struggenti. La melodia si sviluppa in modo fluido, con un andante che riflette il tono riflessivo e malinconico del testo. La parte musicale rispecchia perfettamente l’atmosfera di desiderio nascosto, con sfumature delicate e sentimentali che rendono la canzone estremamente coinvolgente.

Impatto e successo
"Musica proibita" ha avuto un successo straordinario fin dalla sua pubblicazione, diventando una delle canzoni più amate e interpretate della tradizione musicale italiana. La canzone è stata eseguita da numerosi cantanti e orchestre, ed è stata ripresa in diversi periodi storici, mantenendo intatta la sua popolarità. Anche dopo decenni dalla sua composizione, "Musica proibita" continua a essere considerata una delle più belle canzoni melodiche italiane, capace di evocare forti emozioni.

La canzone è spesso eseguita in concerti, serate di gala e eventi formali, e la sua popolarità ha attraversato i confini italiani, diventando conosciuta anche all'estero. La sua forza emotiva la rende perfetta per qualsiasi tipo di esibizione vocale, e la sua capacità di evocare un'intensa reazione nel pubblico l'ha resa una delle canzoni più amate da generazioni di ascoltatori.

Conclusioni
"Musica proibita" è una delle vette della musica melodica italiana, una canzone che continua a emozionare e a conquistare gli ascoltatori con la sua bellezza senza tempo. Il connubio tra il testo appassionato e la melodia coinvolgente ha fatto di questa canzone un pezzo indimenticabile della tradizione musicale italiana, capace di attraversare i secoli e di mantenere viva la sua magia.

1884 - Musica proibita [di Stanislao Gastaldon]
https://youtu.be/VQt6M7ZmBpc

'Era de maggio 1885

"’Era de maggio" è una famosa canzone napoletana scritta da Salvatore Di Giacomo nel 1885, con la musica di Mario Pasquale Costa. È considerata una delle canzoni più rappresentative del repertorio musicale napoletano.

Il testo di Di Giacomo è un inno alla primavera e al mese di maggio, celebrando la natura rigogliosa e la bellezza della stagione. La canzone esprime un senso di gioia e vitalità tipico della primavera, paragonando la bellezza della natura in fiore a una donna amata.

La melodia coinvolgente e la poesia romantica della canzone hanno reso "’Era de maggio" molto popolare non solo a Napoli, ma anche in altre regioni d'Italia e nel mondo. È stata reinterpretata e incisa da numerosi artisti nel corso degli anni, diventando un classico della musica napoletana e una delle canzoni più amate e conosciute della tradizione partenopea.


1885 - Era de maggio [di Mario Pasquale Costa \ Salvatore Di Giacomo]
https://youtu.be/vyDjqRp6K-U

1886 - Marechiare (A Marechiaro) [di Francesco Paolo Tosti \ Salvatore Di Giacomo]

"Marechiare" (conosciuta anche come "A Marechiaro") è una celebre canzone napoletana scritta nel 1886 da Francesco Paolo Tosti (musica) e Salvatore Di Giacomo (testo). Questa canzone è uno dei più noti esempi di musica leggera italiana dell'epoca e rappresenta un'icona della tradizione musicale napoletana. La canzone celebra la bellezza del mare, delle coste e dell'atmosfera di Marechiaro, una località pittoresca nei pressi di Napoli, che ha ispirato numerosi artisti.

I protagonisti: Tosti e Di Giacomo
Francesco Paolo Tosti (1846-1916) è stato un compositore italiano di grande successo, noto per le sue canzoni melodiche, molte delle quali sono diventate parte integrante del repertorio della musica leggera e della musica da salotto italiana. La sua carriera ha visto la composizione di numerosi brani che spaziavano dalla musica operistica a quella popolare, con particolare attenzione alla melodia e all'emozione che essa suscita.

Salvatore Di Giacomo (1860-1934) è stato uno dei più importanti poeti e drammaturghi napoletani, noto per la sua produzione letteraria che racconta la vita, le tradizioni e i paesaggi di Napoli. Di Giacomo ha saputo cogliere l'anima della città e delle sue contraddizioni, e la sua poesia, spesso intrisa di malinconia e nostalgia, ha trovato perfetta espressione nelle canzoni popolari come "Marechiare".

Il contesto e il tema della canzone
"Marechiare" è una canzone che esprime l'incanto della natura e la bellezza del paesaggio marino di Marechiaro, un piccolo quartiere di Napoli situato su una scogliera che si affaccia sul golfo. Marechiaro è famoso per il suo mare limpido, le acque calme e l'atmosfera romantica che ha attratto numerosi pittori, scrittori e musicisti nel corso dei secoli.

Il brano racconta una scena di vita quotidiana, con il mare come protagonista. La canzone evoca la serenità e la dolcezza di un momento trascorso in riva al mare, immersi in un paesaggio mozzafiato che sembra fermarsi nel tempo. L'invito a "Marechiaro" è simbolo di un desiderio di pace, di bellezza e di un ritorno alle radici, lontano dalle difficoltà e dai turbamenti della vita.

Il testo: un invito alla bellezza
Il testo di Salvatore Di Giacomo dipinge con delicatezza un paesaggio idilliaco, ricco di immagini evocative. La canzone è intrisa di un senso di pace e di contemplazione, con una forte componente sensoriale: il mare, il cielo, il profumo della salsedine, l'immensità dell'orizzonte. Le parole di Di Giacomo catturano perfettamente l'essenza di Marechiaro, un angolo di paradiso che affascina chiunque vi si trovi.

La canzone è anche un invito a vivere una vita semplice, a ritrovare la bellezza nelle piccole cose e a farsi cullare dalla musica della natura. La melodia di Tosti, dolce e avvolgente, completa il quadro, con un andamento lento che richiama il movimento delle onde e il ritmo pacato della vita a Marechiaro.

La melodia: un'armonia perfetta
La musica di Tosti accompagna magnificamente il testo di Di Giacomo. La melodia di "Marechiare" è lirica e raffinata, con un'andatura che ricorda il dolce dondolio delle acque del mare. Tosti è un maestro nel creare melodie che suscitano emozioni immediate, e in questa canzone la sua capacità di intrecciare le note con il sentimento del testo è evidente.

Il brano è scritto in uno stile che combina la bellezza della musica da salotto con la tradizione della canzone popolare napoletana, risultando in una composizione accessibile, ma estremamente emotiva. La melodia è ricca di leggeri movimenti cromatici che sottolineano la liricità delle parole e la sensazione di malinconia che permea il testo.

Il successo e l'eredità
Fin dal momento della sua pubblicazione, "Marechiare" ha riscosso un enorme successo, diventando uno dei brani più amati della tradizione napoletana. La canzone è stata interpretata da innumerevoli artisti, sia italiani che internazionali, e continua a essere un pezzo di repertorio fondamentale nelle performance di cantanti di musica leggera e da salotto.

Il suo successo è dovuto non solo alla bellezza della melodia e alla profondità del testo, ma anche alla capacità di evocare il fascino di Napoli e delle sue coste. "Marechiare" è diventata un simbolo di Napoli, un canto d'amore per la città e per la sua bellezza naturale, che ha conquistato i cuori di generazioni di ascoltatori.

Conclusione
"Marechiare" è un pezzo iconico della musica napoletana, capace di trasportare l'ascoltatore direttamente nel cuore del golfo di Napoli, tra le onde tranquille e il cielo azzurro. La combinazione della poesia di Di Giacomo e della musica di Tosti ha creato un capolavoro che continua a emozionare e a far sognare chiunque lo ascolti, mantenendo intatta la sua bellezza anche a distanza di oltre un secolo dalla sua composizione.

1886 - Marechiare (A Marechiaro) [di Francesco Paolo Tosti \ Salvatore Di Giacomo]
https://youtu.be/gjE7yUBDw_w

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