1926 - Nannì ('Na gita a li castelli) [di Franco Silvestri]

Nannì ('Na gita a li castelli)
1926 – Franco Silvestri
La romanità che canta l’amore, il vino e la libertà fuori porta
✦ Un classico eterno della romanità
Scritta da Franco Silvestri nel 1926, “Nannì ('Na gita a li castelli)” è più di una canzone: è un’istantanea sonora della Roma popolare, quella che sale in carrozza o in tram e scappa dalla città per una domenica spensierata tra osterie, panorami e canzoni.
Nannì è la ragazza romana, quella che ti fa girare la testa e che sogni di portare “a Frascati, a Grottaferrata… a li Castelli Romani”. È una delle più celebri serenate fuoriporta della tradizione musicale italiana, e ancora oggi il suo ritornello è riconoscibile e amato.
✦ Testo e spirito
Il testo, scritto in dialetto romanesco, è una poesia popolare, diretta e innamorata. Il protagonista invita Nannì a fare una gita, evocando paesaggi, atmosfere, vino e canzoni, con leggerezza e malizia garbata.
📜 Estratto del ritornello:
“Nannì, Nannì, andiamo a far 'na gita a li Castelli,
che ce vò? Nun costa gnente, e ce divertiremo tanto…”
È il richiamo dell’avventura semplice, di un amore da spaghettata e chitarra, in bilico tra la tenerezza e il brillante umorismo romano.
✦ La voce della città
Franco Silvestri, poeta e autore dialettale, coglie in questa canzone lo spirito collettivo di un’epoca: l'Italia rurale che si modernizza, la nascente piccola borghesia che si concede svaghi, le domeniche pomeriggio al suono del mandolino e del vino dei Castelli.
La canzone diventa, per decenni, un inno delle feste, delle trattorie, delle osterie, tanto da essere ancora oggi cantata nei ristoranti romani o reinterpretata in ambito teatrale e cinematografico.
✦ Musica e interpretazioni
Musicalmente, il brano si inserisce nella tradizione melodico-folk romana, con elementi che ricordano:
le stornellate;
le canzoni da osteria;
le ballate popolari con accompagnamento di chitarra, mandolino o pianoforte.
Le prime versioni registrate risalgono agli anni ’30-'40, con voci maschili profonde e interpretazioni teatrali.
Tra le interpretazioni più celebri:
Aldo Fabrizi (in chiave umoristica);
Nino Manfredi;
Lando Fiorini, grande interprete della romanità musicale;
più recentemente, Gigi Proietti o Ambrogio Sparagna, in chiave folk.
✦ “Na gita”: tra realtà e immaginario
Nel primo dopoguerra, la gita ai Castelli rappresentava:
un rito laico della classe popolare romana;
un’occasione per rompere la routine cittadina;
un modo per cantare l’amore in un paesaggio agreste e accogliente.
I Castelli Romani – Frascati, Grottaferrata, Ariccia, Marino – erano mete mitiche del tempo libero, accessibili e poetiche, tra fontane, porchetta e vino dei colli.
✦ Eredità culturale
“Nannì” è sopravvissuta al tempo come poche altre canzoni regionali:
fa parte del repertorio scolastico e popolare;
è un simbolo della romanità bonaria, non volgare;
è stata usata in film, pubblicità, scenette comiche e spettacoli teatrali.
È uno di quei rari casi in cui la musica popolare diventa identità collettiva.
✦ Conclusione
"Nannì ('Na gita a li castelli)" è un’ode alla semplicità, all’amore, alla spensieratezza. È una cartolina sonora di un’Italia che riscopriva il piacere del tempo libero e della compagnia, cantando l’amore tra le vigne e i panorami dei Castelli.
Un brano che, come Roma stessa, non invecchia mai.
1926 - Nannì ('Na gita a li castelli) [di Franco Silvestri]
https://youtu.be/YfAeEYn1liw?si=y6PF_jNmV0Ul3sS5
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