lunedì 31 marzo 2025

Corso di storia della musica: 1946 – "Munasterio 'e Santa Chiara"

1946 – "Munasterio 'e Santa Chiara"

Musica: Alberto Barberis
Testo: Michele Galdieri

Scritta nel dopoguerra, nel 1946, "Munasterio 'e Santa Chiara" è una delle più toccanti e celebri canzoni napoletane del Novecento. Il brano si apre con una struggente rievocazione della Napoli di un tempo, simboleggiata dall'antico monastero di Santa Chiara, sopravvissuto ma ferito dai bombardamenti della Seconda guerra mondiale.

Il testo, firmato da Michele Galdieri, racconta il dolore per la perdita dell'innocenza e dei ricordi legati a un passato felice. La musica di Alberto Barberis, con le sue tonalità meste e solenni, accompagna perfettamente questo sentimento di nostalgia e rimpianto.

Resa immortale dalla voce di Roberto Murolo, e successivamente da interpreti come Claudio VillaRenzo ArboreMassimo Ranieri e Luciano Pavarotti, "Munasterio 'e Santa Chiara" è oggi considerata un pilastro della canzone partenopea.


1946 - Munasterio 'e Santa Chiara [di Alberto Barberis \ Michele Galdieri]
https://youtu.be/rRFLJBEW_Xo?si=wRFd2MpIO8hkRcbm

domenica 30 marzo 2025

Corso di storia della musica: 1945 – "Que reste-t-il de nos amours"

1945 – "Que reste-t-il de nos amours"

Musica e testo: Charles Trenet (musica di Léo Chauliac)

Scritta e interpretata da Charles Trenet, con musica composta da Léo Chauliac"Que reste-t-il de nos amours" è una struggente riflessione sul tempo che passa e sull’amore perduto. Pubblicata nel 1945, nel primo dopoguerra, la canzone assume un tono di dolce malinconia: “Que reste-t-il de nos amours? Que reste-t-il de ces beaux jours?”

Con la sua melodia elegante e le parole poetiche, il brano è diventato uno dei più grandi successi del repertorio francese, contribuendo a consacrare Trenet come uno dei maestri assoluti della chanson.

La canzone è conosciuta anche nella versione inglese "I Wish You Love", con testo adattato da Albert Askew Beach nel 1957, divenuta celebre grazie all’interpretazione di Nat King Cole.

È stata interpretata, nel corso degli anni, da artisti come Juliette GrécoYves MontandStacey KentDalida e Charles Aznavour, confermandosi come uno standard internazionale dell’amore e della nostalgia.

1945 - Que reste-t-il de nos amours [di Charles Trenet] 

https://youtu.be/6VwKZam00rM?si=lyCifwcZ79oK9ggl

sabato 29 marzo 2025

Corso di storia della musica: 1943 – "White Christmas"

1943 – "White Christmas"


Musica e testo: Irving Berlin

Composta da Irving Berlin e portata al successo da Bing Crosby nel film Holiday Inn (1942), "White Christmas" divenne ufficialmente un singolo nel 1943, in pieno clima di Seconda guerra mondiale. Il brano è un malinconico desiderio di pace e serenità, evocato attraverso l'immagine nostalgica di un Natale innevato: “I’m dreaming of a white Christmas, just like the ones I used to know...”.

La versione di Crosby ottenne un successo straordinario, arrivando a vendere oltre 50 milioni di copie nel tempo, rendendola il singolo più venduto della storia della musica fino all’avvento del digitale. Il suo tono intimo e rassicurante colpì il cuore di milioni di soldati e famiglie durante il conflitto, trasformandola da semplice canzone a simbolo universale di speranza.

Con il suo stile sobrio e la sua melodia lineare, "White Christmas" è diventata uno standard natalizio, reinterpretata da artisti di ogni epoca: da Frank Sinatra a Ella Fitzgerald, da Michael Bublé a Lady Gaga.

Oggi rimane una colonna sonora insostituibile delle festività natalizie, capace di evocare sentimenti di casa, calore e memoria.


1943 - White Christmas [di Irving Berlin] 

https://youtu.be/QQyy8SpDpTY?si=x5qw5pdf6I_AkdNM

giovedì 27 marzo 2025

Corso di storia della musica: 1942 – "Mamma"

1942 – "Mamma"


Musica: Cesare Andrea Bixio
Testo: Bixio Cherubini

Scritta nel 1942, "Mamma" è una delle canzoni più celebri dedicate alla figura materna, capace di commuovere generazioni con la sua dolcezza e il suo pathos universale. Il brano nasce dalla storica collaborazione tra Cesare Andrea Bixio e Bixio Cherubini, due colonne della musica leggera italiana del Novecento.

La melodia è semplice ma intensa, costruita su un’armonia calda che accompagna un testo sentito e diretto, rivolto alla madre con gratitudine e affetto profondo: “Mamma, son tanto felice perché ritorno da te...”. In un’Italia ferita dalla guerra, la canzone diventa subito un inno privato e collettivo, esprimendo con autenticità i sentimenti di un'intera nazione.

Il brano ha avuto grande successo internazionale: nel 1946 fu tradotto in inglese come "Mama", e inciso da celebri artisti come Connie FrancisLuciano PavarottiBeniamino Gigli e Andrea Bocelli, contribuendo alla sua fama mondiale.

"Mamma" è ancora oggi una delle canzoni italiane più amate e reinterpretate, simbolo di amore incondizionato e memoria affettiva.

1942- Mamma [di Cesare Andrea Bixio \ Bixio Cherubini]
https://youtu.be/LJyp8hu2WIE?si=wf6c_3TuS60Om54e

mercoledì 26 marzo 2025

Corso di storia della musica: "Lili Marleen" 1941

"Lili Marleen" 1941

"Lili Marleen" è una celebre canzone tedesca scritta nel 1941 da Norbert Schultze (musica) e Hans Leip (testo). La canzone divenne estremamente popolare durante la Seconda Guerra Mondiale e fu cantata da soldati di entrambi gli schieramenti, poiché riusciva a trasmettere un senso universale di nostalgia e amore. La canzone racconta la storia di una donna, Lili Marleen, che aspetta il ritorno del suo amato soldato durante la notte, sotto una luce di lanterna. La canzone esprime un sentimento di tristezza e di speranza, riflettendo la solitudine e l'attesa degli uomini al fronte e dei loro cari.Lili Marleen" divenne incredibilmente popolare tra le truppe durante la Seconda Guerra Mondiale e fu registrata in molte lingue diverse, diventando un successo internazionale. È stata interpretata da numerosi artisti e ha mantenuto la sua popolarità anche dopo la guerra, diventando una delle canzoni più iconiche del periodo bellico e una delle più conosciute canzoni popolari tedesche. 


1941- Lili Marleen [di Norbert Schultze \ Hans Leip]

https://youtu.be/YjXC4N1HXf0?si=3QIlfoLM9iUs-W-2

martedì 25 marzo 2025

Corso di storia della musica: 1940 – "In the Mood"

1940 – "In the Mood"


Musica: Joe Garland, Wingy Manone, Jimmy Dale
Testo: Andy Razaf

"In the Mood" è una delle composizioni swing più celebri della storia del jazz. Anche se il brano fu inciso già nel 1938, è l’arrangiamento registrato da Glenn Miller nel 1940 a renderlo immortale, diventando un’icona sonora dell’epoca della Seconda guerra mondiale.

La melodia è costruita su un riff ripetitivo ed energico che sfocia in un crescendo orchestrale irresistibile, culminante in un famoso "false ending" seguito da una poderosa ripresa. Il testo scritto da Andy Razaf è raramente eseguito, poiché il brano è noto soprattutto come strumentale.

La struttura accattivante, il ritmo trascinante e il perfetto equilibrio tra sezioni di fiati e swing ritmico lo resero un successo immediato e un inno del morale durante i tempi difficili del conflitto mondiale. Il pezzo contribuì enormemente alla popolarità della Glenn Miller Orchestra e rimane un simbolo del periodo swing americano.

"In the Mood" è stato inserito nella Grammy Hall of Fame ed è tuttora uno dei brani più riconoscibili della big band era.

1940 - In the mood [di Joe Garland - Wingy Manone - Jimmy Dale \ Andy Razaf]

https://youtu.be/BXWBxHv3oaY?si=6iOgK46bgAiZCAbJ 

lunedì 24 marzo 2025

Corso di storia della musica: "Over the Rainbow" 1939

"Over the Rainbow" 1939

"Over the Rainbow" è una celebre canzone scritta da Harold Arlen (musica) e Yip Harburg (testo) nel 1939. Questo brano è diventato uno dei più grandi successi della storia della musica popolare e ha raggiunto uno status iconico.

La canzone è stata composta per il film classico "Il mago di Oz" (The Wizard of Oz), interpretato da 
Judy Garland nel ruolo di Dorothy Gale. La canzone è cantata nel film quando Dorothy sogna di un luogo migliore "al di là dell'arcobaleno" dove i problemi si dissolvono come neve al sole. 

"Over the Rainbow" è un inno alla speranza, alla ricerca di un luogo migliore e alla fuga dalla realtà. La sua melodia emozionante e il testo toccante hanno reso questa canzone un classico intramontabile. Ha vinto l'Oscar alla migliore canzone originale nel 1940. 

La canzone è stata reinterpretata da numerosi artisti nel corso degli anni ed è diventata uno dei brani più iconici e amati della storia della musica, rappresentando un simbolo di speranza e di desiderio di un mondo migliore.

1939 - Over the rainbow [di Harold Arlen \ Yip Harburg] 

https://youtu.be/XW5nIlIfR5s?si=e5QELVw_HI41iK1d


Corso di storia della musica: 1939 – "Maramao perchè sei morto"

1939 – "Maramao perchè sei morto"

"Maramao perchè sei morto" è una canzone popolare italiana scritta nel 1939 dai parolieri Mario Consiglio e Mario Panzeri, con la musica di Mario Panzeri. Il brano è un classico della musica leggera italiana e rimane una delle canzoni più conosciute del periodo pre-bellico.

La canzone ha un tono giocoso e ironico, con un testo che narra la triste vicenda di Maramao, un personaggio immaginario che, sebbene morto, continua a suscitare nostalgia e rimpianto tra i vivi. La melodia coinvolgente e il ritmo vivace contribuiscono a rendere il brano orecchiabile, mentre il testo in cui si fa riferimento alla morte in modo quasi scherzoso e senza malinconia riflette lo spirito di leggerezza che permeava la musica dell'epoca.

Con la sua atmosfera allegra, "Maramao perchè sei morto" è diventata una canzone simbolo dell'Italia anni '30, un'epoca che viveva tra la consapevolezza di turbolenze politiche e sociali, ma anche un tempo in cui la musica popolare riusciva a offrire momenti di svago e allegria.

Il brano fu interpretato da diversi artisti nel corso degli anni e ha continuato a essere un pezzo immancabile nelle interpretazioni di varietà e spettacoli musicali, mantenendo la sua freschezza e il suo carattere singolare.

1939 - Maramao perchè sei morto [di Mario Consiglio - Mario Panzeri \ Mario Panzeri]

https://youtu.be/pq35pSVqjsg?si=NMShmXmToig8T1Kz

Corso di storia della musica: 1935 – "Chitarra Romana"

1935 – "Chitarra Romana"


"Chitarra Romana" è una celebre canzone italiana scritta da Eldo Di Lazzaro (testo) e Bruno Cherubini (musica) nel 1935. Il brano è uno degli esempi più emblematici della musica popolare italiana, riuscendo a catturare l'essenza romantica e melancolica della città di Roma.

La canzone racconta di un'atmosfera serale nella capitale, con il suono della chitarra che accompagna la malinconia di un amore non ricambiato. Con il suo arrangiamento semplice e diretto, "Chitarra Romana" evoca un'ambientazione intima e quasi cinematografica, in cui la musica diventa un mezzo per esprimere emozioni profonde e universali.

Grazie alla sua melodia avvolgente e al testo che celebra il fascino senza tempo di Roma, "Chitarra Romana" divenne un successo che ancora oggi è amato dal pubblico. Interpretata da numerosi artisti italiani, la canzone ha attraversato decenni, restando un simbolo della tradizione musicale romana e dell'Italia degli anni '30.

Nonostante la semplicità apparente, la canzone riesce a evocare immagini potenti di Roma, dove il suono della chitarra diventa il portavoce delle emozioni più intime e universali, come il desiderio, la solitudine e l'amore.

1935 - Chitarra romana [di Eldo Di Lazzaro \ Bruno Cherubini]

https://youtu.be/sQTDT5uJIj0?si=aS30pxgsghqJU4UI

Corso di storia della musica: 1935 – "Cheek to Cheek"

1935 – "Cheek to Cheek"

"Cheek to Cheek" è una delle canzoni più celebri della musica americana, scritta da Irving Berlin nel 1935. Il brano divenne famoso grazie alla sua interpretazione da parte di Fred Astaire e Ginger Rogers nel film "Top Hat", dove i due protagonisti si esibiscono in una delle scene di ballo più iconiche della storia del cinema.

Il testo della canzone celebra l'intensità del ballo e dell'amore, con le parole che descrivono un incontro romantico dove i due amanti si abbracciano e si muovono "guancia a guancia" ("cheek to cheek"), esprimendo una connessione profonda e appassionata. La musica, elegante e fluida, riflette il fascino e la classe della danza e dello stile degli anni '30, caratterizzati da un'atmosfera sofisticata.

"Cheek to Cheek" divenne un successo immediato e un punto di riferimento nel repertorio di canzoni da ballo, continuando a essere eseguita da numerosi artisti nel corso dei decenni. La canzone è ancora oggi una delle composizioni più amate di Irving Berlin, che è stato uno dei più grandi autori di canzoni americane, con una carriera che ha spaziato su diversi decenni e stili musicali.

Con la sua melodia avvolgente e il suo testo romantico, "Cheek to Cheek" è un esempio perfetto della musica popolare degli anni '30 e della sua capacità di mescolare leggerezza, eleganza e passione.

1935 - Cheek to cheek [di Irving Berlin]

https://youtu.be/dvLNN6NQnrI?si=PRqIKU4rsNOO0Fku

Corso di storia della musica: 1934 – "Violino Tzigano"

1934 – "Violino Tzigano"

"Violino Tzigano" è una canzone italiana scritta nel 1934 da Cesare Andrea Bixio (musica) e Bixio Cherubini (testo). Il brano è intriso di una forte atmosfera romantica e suggestiva, che evoca il fascino misterioso e travolgente della musica popolare gitana. Il violino, simbolo di passione e libertà, è al centro di questa composizione, il cui titolo rimanda direttamente alla figura del violinista zingaro, la cui musica è in grado di incantare e rapire l'animo.

La canzone è stata interpretata da vari artisti nel corso degli anni ed è diventata una delle più conosciute tra quelle scritte da Cesare Andrea Bixio, noto compositore e autore di numerosi successi della musica leggera italiana degli anni '30 e '40.

"Violino Tzigano" trasmette un senso di esotismo, con le sue melodie dolci e al contempo intense, accompagnate da un testo che racconta storie di amore appassionato e tormentato, come quello di un cuore che si lascia conquistare dalla musica del violinista zingaro. Questo tema, che richiama la tradizione musicale dei popoli gitani, diventa metafora di un amore che sfida le convenzioni e si lascia guidare dalla passione e dal desiderio.

Nel corso degli anni, "Violino Tzigano" ha goduto di numerose versioni e reinterpretazioni da parte di cantanti italiani e internazionali, consolidandosi come una delle canzoni più rappresentative del repertorio della musica italiana degli anni '30.


1934 - Violino tzigano [di Cesare Andrea Bixio \ Bixio Cherubini] 

https://youtu.be/YDM-WqvoKwU?si=KqOqaDe0hH0800qS

Corso di storia della musica: 1934 – "Smoke Gets in Your Eyes"


"Smoke Gets in Your Eyes" è una delle canzoni più celebri della musica americana, scritta nel 1934 da Jerome Kern (musica) e Otto Harbach (testo). Il brano è stato originariamente introdotto nel musical "Roberta" e, nel corso degli anni, è diventato un classico del repertorio musicale americano, amato per la sua melodia dolce e malinconica e per il testo evocativo che parla di cuori infranti e sogni perduti.

La canzone è famosa per il suo tema centrale, che utilizza l’immagine del fumo che entra negli occhi come metafora di tristezza e delusione amorosa. "Smoke gets in your eyes" rappresenta quell'emozione che si prova quando l'amore finisce, lasciando un senso di sofferenza che offusca i sensi e la percezione della realtà, proprio come il fumo che rende difficile vedere.

Nel 1934, la canzone è stata interpretata da Gertrude Niesen nel musical "Roberta" di Broadway, ma ha raggiunto una maggiore fama grazie alla versione incisa dai Platters nel 1958, che ha consacrato definitivamente la canzone nel repertorio popolare.

Nel corso dei decenni, "Smoke Gets in Your Eyes" è stata interpretata da numerosi artisti, tra cui Frank SinatraNat King ColeTony Bennett, e molti altri. La sua eleganza e il suo contenuto emotivo ne hanno fatto una delle canzoni più iconiche della musica popolare del XX secolo, amata per la sua capacità di evocare emozioni universali di amore e dolore.

1934 - Smoke gets in your eyes [di Jerome Kern \ Otto Harbach] 
https://youtu.be/xb_8NBfdlNc?si=qjf0wiFKNw1CWUmt

Corso di storia della musica: 1934 – "La Madunina"

1934 – "La Madunina" (O mia bella Madonina): l'inno di Milano



"La Madunina", anche conosciuta con il titolo "O mia bella Madonina", è una delle canzoni più emblematiche della tradizione musicale italiana. Composta nel 1934 da Giovanni D'Anzi (musica e testo), la canzone è diventata nel corso degli anni un vero e proprio inno popolare della città di Milano. Il brano è dedicato alla statua della Madonnina, che si trova in cima al Duomo di Milano, simbolo della città e punto di riferimento per i milanesi.

La canzone descrive con affetto e orgoglio la bellezza della Madonnina e il legame che unisce la popolazione milanese alla sua figura sacra. Il testo celebra la devozione dei milanesi e la loro fede nella protezione della Madonnina, ma allo stesso tempo ne esalta l'importanza simbolica nella vita quotidiana della città.

"La Madunina" è conosciuta per il suo tono allegro e il suo ritmo vivace, che l'hanno resa una delle canzoni più cantate e amate dai milanesi. Nel corso degli anni è stata interpretata da numerosi artisti, ed è stata utilizzata in occasioni di festa e celebrazione, contribuendo a cementare la sua posizione come inno non ufficiale della città.

Oltre alla sua popolarità in Italia, "La Madunina" è diventata un simbolo della cultura milanese nel mondo, un tributo affettuoso alla città e alla sua icona religiosa, la Madonnina.

1934 - La Madunina (O mia bella Madonina) [di Giovanni D'Anzi]


https://youtu.be/ms3OjBvlvFI?si=OBOyKUUI5I5BcKf5

Corso di storia della musica: 1934 – "Blue Moon"

1934 – "Blue Moon": una ballata senza tempo


"Blue Moon", composta nel 1934 da Richard Rodgers (musica) e Lorenz Hart (testo), è una delle ballate più celebri della musica americana. Il brano è conosciuto per la sua melodia delicata e il testo nostalgico, che esprime il senso di solitudine e il desiderio di un amore perduto. La canzone racconta la storia di una persona che si sente sola sotto una "luna blu", un evento raro e magico che diventa metafora di una situazione straordinaria e forse impossibile.

"Blue Moon" è stata scritta originariamente per il film Manhattan Melodrama (1934), ma inizialmente non venne inclusa nella colonna sonora. Tuttavia, la sua bellezza indiscutibile la rese ben presto un classico, interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni, tra cui Frank SinatraElvis PresleyBillie Holiday e molti altri.

La canzone ha avuto un impatto duraturo sulla cultura popolare, ed è stata utilizzata in vari film, serie TV e pubblicità. La sua melodia avvolgente e il testo intriso di melancolia continuano a risuonare nei cuori di chi ama la musica romantica.

"Blue Moon" rimane uno dei capolavori più amati di Rodgers e Hart, una ballata che, con la sua semplicità e profondità emotiva, ha superato il tempo e le mode.

1934 - Blue moon [di Richard Rodgers \ Lorenz Hart] 

https://youtu.be/5TZXndOJmL4?si=EYdQP9L3ZUf_vwmP 

Corso di storia della musica: 1933 – "Quel motivetto che mi piace tanto"

1933 – "Quel motivetto che mi piace tanto": un brano che cattura il cuore


"Quel motivetto che mi piace tanto", composto nel 1933 da Dan Caslar (musica) e Michele Galdieri (testo), è una canzone che ha conquistato il pubblico con il suo ritmo vivace e orecchiabile. Il brano, dal tono allegro e spensierato, racconta di un motivetto che l'autore ama tanto e che continua a ripetere, come un riflesso di felicità e buonumore. Il testo gioca sulla ripetizione del ritornello, creando un'atmosfera di leggerezza e gioia, caratteristiche della musica popolare italiana di quell'epoca.

Il ritmo frizzante e la melodia semplice ma coinvolgente fanno di "Quel motivetto che mi piace tanto" una canzone che rimane facilmente impressa nella memoria. Questo brano divenne popolare anche grazie alla sua capacità di portare allegria, riflettendo un'epoca in cui la musica leggera italiana cercava di strappare un sorriso e di alleggerire le difficoltà quotidiane.

La canzone, pur nella sua semplicità, riuscì a diventare un pezzo di cultura popolare, ed è stata interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni. È uno di quei brani che ancora oggi risuona nei cuori di chi ama la musica di quegli anni, piena di energia e vivacità.

1933 - Quel motivetto che mi piace tanto [di Dan Caslar \ Michele Galdieri] 


https://youtu.be/eYW9dzbxQ_U?si=78XoPkwpj-nRyuEZ

Corso di storia della musica : 1932 – "Parlami d'amore Mariù"

1932 – "Parlami d'amore Mariù": una dichiarazione d'amore senza tempo

"Parlami d'amore Mariù", composta nel 1932 da Cesare Andrea Bixio e con il testo di Ennio Neri, è una delle canzoni d'amore più iconiche della musica italiana degli anni '30. La canzone è diventata un simbolo della musica leggera del periodo, incantando il pubblico con il suo romanticismo e la sua dolcezza.

Il brano è una dichiarazione d'amore appassionata e sincera, in cui il protagonista chiede alla sua amata, Mariù, di parlare di amore, di esprimere i suoi sentimenti più profondi. La melodia, delicata e avvolgente, si fonde perfettamente con il testo, creando un'atmosfera di intimità e tenerezza.

"Parlami d'amore Mariù" è una canzone che ha saputo attraversare le generazioni, mantenendo intatto il suo fascino e la sua capacità di evocare emozioni. È stata interpretata da numerosi artisti nel corso degli anni e continua a essere una delle canzoni più amate del repertorio italiano, simbolo di un'epoca in cui la musica popolare raccontava storie di amore, speranza e sogni condivisi.

1932 - Parlami d'amore Mariù [di Cesare Andrea Bixio \ Ennio Neri] 

https://youtu.be/JpRX9m9YELc?si=c7t5oLpSbiXBFst9

Corso di storia della musica: 1932 – "Bombolo"

1932 – "Bombolo": una canzone allegra e travolgente


"Bombolo", composta nel 1932 da Vittorio Mascheroni (musica) e Marf (testo), è una canzone che incarna lo spirito vivace e spensierato degli anni '30. La canzone deve il suo nome al personaggio che ne dà il titolo, una figura buffa e un po' goffa che rappresenta la parte più comica della società dell'epoca. Il ritornello orecchiabile e la melodia trascinante rendono "Bombolo" una delle canzoni più popolari dell'Italia dell'epoca.

Il brano racconta, con un tono allegro e giocoso, le disavventure di Bombolo, un personaggio che sembra un po' fuori posto nella vita, ma che conquista comunque il pubblico con la sua simpatia e il suo spirito di adattamento. La canzone si inserisce in un filone musicale che riflette il desiderio di evasione dalle difficoltà quotidiane, comune in un periodo segnato da difficoltà sociali ed economiche.

"Bombolo" è un esempio di come la musica popolare italiana sapesse mescolare allegria e ironia, catturando l’immaginario collettivo dell'epoca. Nonostante la sua semplicità, la canzone è diventata un classico della musica leggera italiana.

1932 - Bombolo [di Vittorio Mascheroni \ Marf]

https://youtu.be/KgjyLETqhJ8?si=bqJqMx_mLK_8iTjl

Corso di storia della musica: 1931 – “Just a Gigolo”

1931 – “Just a Gigolo”: la malinconia di una vita senza radici

“Just a Gigolo”, composta nel 1931 da Leonello Casucci (musica) e Irving Caesar (testo), è una delle canzoni più emblematiche della musica leggera del primo Novecento. La canzone racconta la storia di un uomo che, senza un vero scopo nella vita, vive come un gigolò, senza legami affettivi, in cerca di piacere momentaneo ma senza reali soddisfazioni.

L’aspetto che rende questa canzone tanto affascinante è la sua melanconica riflessione sull’esistenza, dove il protagonista si rende conto della sua solitudine e della futilità della sua condizione: “I ain’t got nobody, and there’s nobody cares for me…”.

Nonostante il tono leggero e ritmato, "Just a Gigolo" porta con sé una profonda tristezza esistenziale, simbolo di una generazione che viveva nel pieno della Grande Depressione. Fu interpretata da Louis Prima negli anni successivi, portando la canzone a una nuova notorietà grazie alla sua vivacità e al suo spirito.

Anche se la canzone ha avuto molteplici interpretazioni e versioni nel corso degli anni, la sua originalità risiede nel contrasto tra la leggerezza della melodia e il suo contenuto drammatico, rendendola un pezzo immancabile nel repertorio musicale del ventesimo secolo.

1931 - Just a gigolo [di Leonello Casucci \ Irving Caesar]

https://youtu.be/QGjpPdYC0PY?si=poPXL_W1Nw45RznR

Corso di storia della musica: 1931 – “As Time Goes By”

1931 – “As Time Goes By”: l’eternità in una canzone


“As Time Goes By”, composta nel 1931 da Herman Hupfeld, è una delle canzoni più immortali della musica americana, ma deve la sua fama globale soprattutto alla sua inclusione, nel 1942, nel film Casablanca, dove è cantata da Dooley Wilson (Sam) e legata indissolubilmente a Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.

Scritta inizialmente per il musical Everybody’s Welcome, non ottenne grande successo fino al suo rilancio cinematografico. La forza del brano sta nella sua poetica riflessione sul tempo, sull’amore, sui sentimenti che restano inalterati mentre il mondo cambia“You must remember this, a kiss is just a kiss…”.

La melodia è semplice ma struggente, il testo è intimamente filosofico: in pochi versi si racchiude una visione del mondo basata su valori eterni e disillusione romantica. È canzone e al tempo stesso aforisma.

“As Time Goes By” non è solo una colonna sonora, è un’eco culturale che attraversa il XX secolo, simbolo di un’epoca e di un cinema che sapeva raccontare la nostalgia e l’amore con delicatezza e profondità.

1931 - As time goes by [di Herman Hupfeld] 

https://youtu.be/MIQqWJiMu-8?si=vd3x_CoPBhUjwi3J

Corso di storia della musica: 1930 – “Solo per te Lucia”


1930 – “Solo per te Lucia”: l’amore italiano al tempo del grammofono

“Solo per te Lucia”, sottotitolata “La canzone dell’amore”, è una delle più celebri romanze italiane dell’epoca prebellica. Scritta nel 1930 da Cesare Andrea Bixio (musica) e Bixio Cherubini (testo), la canzone fu portata al successo dal tenore Beniamino Gigli, che la rese un’icona del repertorio sentimentale italiano.

È una dichiarazione d’amore assoluto e appassionato, espressa con la voce vibrante della lirica popolare. Il nome Lucia diventa universale, simbolo della donna idealizzata e amata. Il testo, semplice e diretto, colpisce per la sua purezza emotiva, per la devozione che trasmette: “Solo per te Lucia, canto il mio cuore”.

La melodia di Bixio è un capolavoro di classicità melodica: costruita come un’aria da camera, ma accessibile al grande pubblico, ha attraversato cinema, radio e palcoscenici internazionali, rimanendo una pietra miliare della canzone italiana d’autore.

“Solo per te Lucia” è un’istantanea sonora dell’Italia sentimentale del primo Novecento: eleganza, malinconia e una dedizione amorosa che non teme l’enfasi. È la canzone dell’amore che resiste al tempo, e che ancora oggi sa commuovere.


1930 - Solo per te Lucia (La canzone dell'amore) [di Cesare Andrea Bixio \ Bixio Cherubini]
https://youtu.be/VsMzKFEGbe4?si=LIvNUw3QK1e4iXtc

Corso di storia della musica: 1930 – “Dicitencello vuje”


1930 – “Dicitencello vuje”: la canzone dell’amore sussurrato

Nel cuore della canzone napoletana, “Dicitencello vuje” occupa un posto d’onore. Composta nel 1930 da Rodolfo Falvo, su versi di Enzo Fusco, è uno dei più struggenti esempi di romanticismo musicale italiano. La sua bellezza sta nella delicatezza della confessione amorosa: il protagonista non riesce a dichiararsi e chiede a un intermediario di farlo per lui – dicitencello vuje... (“diteglielo voi”).

È una canzone sussurrata, intima, sospesa tra timidezza e ardore, che cattura perfettamente la tensione dell’amore non dichiarato. La melodia, lirica e malinconica, accompagna un testo denso di pathos e pudore: il sentimento è tanto profondo quanto impacciato, e proprio per questo sincero.

“Dicitencello vuje” non è solo una dichiarazione d’amore: è una preghiera sentimentale, un atto di vulnerabilità che ha attraversato i decenni, diventando uno standard della tradizione napoletana. È stata interpretata da CarusoRoberto MuroloLuciano PavarottiAndrea Bocelli e moltissimi altri, restando viva nelle voci di chi sa che l’amore spesso ha bisogno di essere aiutato a parlare.


1930 - Dicitencello vuje [di Rodolfo Falvo \ Enzo Fusco]


https://youtu.be/R-R4erMxFP8?si=rnGRAyWzsEXCzuoc

domenica 23 marzo 2025

Corso di storia della musica: Guantanamera 1929

Guantanamera 1929

Guantanamera – L’inno poetico di Cuba

Origine e significato
"Guantanamera" non è solo una canzone: è un emblema dell’anima cubana. Nata nel 1929 dalla penna e dalla voce di Joseíto Fernández, prende vita come adattamento musicale di alcune strofe dei Versos Sencillos di José Martí, uno dei più grandi poeti e patrioti di Cuba. Il termine guantanamera indica una donna proveniente da Guantánamo, città situata all’estremità orientale dell’isola, mentre guajira descrive una donna di campagna. Insieme, evocano immagini di paesaggi soleggiati, tradizioni contadine e radici profonde.

Il testo e la poesia
Le parole di "Guantanamera" celebrano la libertà, l’orgoglio nazionale e la bellezza della vita semplice. La poesia di Martí, intrisa di idealismo e amore per la propria terra, si fonde con una melodia calda e facilmente riconoscibile, trasformando il brano in un inno universale.

La melodia

La struttura musicale segue lo stile della guajira, un genere rurale cubano caratterizzato da ritmo moderato, armonie semplici e un andamento che invita al canto corale. La linea melodica, dolce e ripetitiva, ha reso "Guantanamera" una canzone facilmente memorizzabile e perfetta per essere reinterpretata in molteplici generi.

Un successo mondiale

Dalla Cuba degli anni ’30, la canzone ha viaggiato in tutto il mondo. È stata reinterpretata da artisti come Pete Seeger, The Sandpipers, Celia Cruz e Compay Segundo, trovando spazio tanto nella musica folk statunitense quanto nella salsa e nel pop latino. Ognuna di queste versioni ha mantenuto intatto il cuore del brano: la celebrazione della cultura cubana.

Impatto culturale

"Guantanamera" è oggi considerata la canzone cubana più famosa al mondo. È cantata in festival, manifestazioni e celebrazioni popolari; spesso, viene utilizzata come simbolo di unità e identità nazionale. La sua semplicità melodica permette a chiunque di unirsi al canto, trasformandola in un’esperienza collettiva più che in una semplice esecuzione musicale.

📌 Curiosità

  • Il ritornello “Guantanamera, guajira Guantanamera” è probabilmente una delle frasi più riconoscibili della musica latina.
  • La versione folk di Pete Seeger (anni ’60) ebbe un ruolo importante nel far conoscere la canzone al pubblico internazionale.
  • Nonostante la sua dolcezza, il testo ha radici politiche e poetiche legate al sogno di libertà di José Martí.

🎵 Frase simbolo

"Yo soy un hombre sincero, de donde crece la palma"
(“Sono un uomo sincero, da dove cresce la palma”)
Questa apertura riassume lo spirito della canzone: autenticità, radici e appartenenza

1929 - Guajira Guantanamera [di Joseito Fernandez \ Josè Marti] 
https://youtu.be/craeb9A7MQ8?si=m0ilWu4Vtit32nqW

Corso di storia della musica: Balocchi e profumi 1929


Balocchi e profumi
1929 – E.A. Mario
Una melodia di sogni e ricordi
✦ Introduzione
Composto nel 1929 da E.A. Mario (nome d'arte di Ettore Andrea Mario) con il testo dello stesso autore, Balocchi e profumi è una delle canzoni più evocative e romantiche della musica leggera italiana degli anni '20. La canzone prende spunto da temi universali come la nostalgia, l'infanzia e i sogni, ed è caratterizzata da una melodia dolce e malinconica che ha continuato ad affascinare il pubblico nel corso dei decenni. Con il suo linguaggio poetico, Balocchi e profumi riesce a riportare l'ascoltatore a un'epoca passata, dove l'innocenza e la bellezza della vita erano rappresentate dai "balocchi" e dai "profumi" che accompagnano l'infanzia.

✦ La genesi della canzone
Balocchi e profumi venne scritta in un periodo di grande fermento per la musica italiana. Nel 1929, l'Italia stava vivendo una fase di transizione, tra il periodo della Prima Guerra Mondiale e l'avvento del regime fascista. La musica leggera, in particolare quella che si inseriva nel genere della canzone melodica, trovò terreno fertile per affermarsi come uno dei principali strumenti di evasione dalla realtà.

Il brano si distingue per la sua delicatezza e per il modo in cui il testo racconta una nostalgia per l'infanzia, per un tempo perduto e impossibile da recuperare. Il riferimento ai "balocchi" (i giocattoli) e ai "profumi" (i sentori legati alla crescita e ai ricordi) diventa un simbolo della purezza e della spensieratezza di un'epoca che non esiste più.

✦ Il testo: nostalgia dell'infanzia
Il testo di Balocchi e profumi è una riflessione poetica sulla perdita dell'innocenza e sulla bellezza dei momenti passati. L'autore sembra guardare indietro, a un tempo in cui la vita era più semplice e i sogni potevano essere vissuti senza il peso delle responsabilità. Il testo esprime anche un senso di tristezza per l'incapacità di poter tornare a quella condizione.

📜 Testo significativo:

"Balocchi e profumi, giochi di bambini,
fiori colorati nei sogni di bambina…
che dolce il profumo di quei tempi lontani,
che dolce il ricordo di quei sogni pieni di incanti."

La ripetizione dei temi legati ai "giocattoli" e ai "profumi" diventa un espediente per sottolineare quanto questi elementi possano evocare, nel cuore di ogni adulto, il ricordo di un'infanzia più serena e spensierata. La canzone parla anche di una ricerca dell'armonia e di un ritorno a una condizione di innocenza che, seppur irraggiungibile, continua a essere fonte di conforto.

✦ La musica: dolcezza e malinconia
La melodia di Balocchi e profumi è caratterizzata da una dolcezza quasi sognante. Il brano si sviluppa su un accompagnamento musicale morbido, con un'orchestrazione che enfatizza la malinconia del testo. La voce che lo interpreta deve essere capace di trasmettere, oltre alla delicatezza, anche una certa tristezza, un senso di lontananza dai giorni felici dell'infanzia.

La canzone si presta particolarmente a versioni orchestrali o a interpretazioni solistiche che la pongono al centro dell'attenzione. La sua melodia si fa facilmente ricordare, proprio grazie alla sua capacità di evocare un'atmosfera intima e senza tempo.

✦ Interpretazioni storiche
Balocchi e profumi ha visto diverse interpretazioni nel corso degli anni, e alcune di esse sono diventate veri e propri punti di riferimento per la musica italiana. La sua popolarità è sempre stata legata alla sua capacità di evocare immagini di un passato che è percepito come più genuino e ricco di significato.

La prima interpretazione di E.A. Mario fu un successo immediato. La sua voce calda e avvolgente dava alla canzone una dimensione di profondità emotiva che l'ha resa un classico.

Negli anni, il brano è stato ripreso anche da interpreti più moderni, come Renato Carosone, che ne ha dato una versione più allegra e vivace, ma sempre mantenendo intatto il fascino nostalgico.

I grandi cantanti italiani, come Nilla Pizzi e Mina, ne hanno reinterpretato la melodia, aggiungendo la loro personalità unica alla canzone.

✦ Un pezzo della tradizione musicale italiana
Balocchi e profumi si inserisce in quella lunga tradizione di canzoni italiane che, pur affrontando temi leggeri e quotidiani, riescono a trasmettere emozioni profonde e universali. La nostalgia per l'infanzia e il desiderio di recuperare il tempo perduto sono sentimenti che toccano ciascuno di noi, e la canzone diventa il mezzo per esprimere questo desiderio.

Il brano è un vero e proprio momento di poesia musicale, capace di far riflettere sull'importanza dei piccoli momenti della vita, che spesso vengono dati per scontati fino a quando non se ne perde il ricordo.

✦ Presenza nella cultura popolare
Anche nella cultura popolare, Balocchi e profumi ha avuto una grande influenza. È una delle canzoni che più spesso sono state scelte per eventi che richiedono un'atmosfera nostalgica e sentimentale. La sua presenza nei film italiani degli anni '30 e '40, e successivamente nelle produzioni teatrali, l'ha resa una colonna sonora di molti momenti significativi legati alla memoria del passato.

✦ Conclusione: un inno alla nostalgia
Tango delle capinere, pur nel suo stile dolce e sognante, racconta una storia di nostalgia e di sogni che restano nel cuore di chi li ha vissuti, purtroppo irraggiungibili nel presente. Con la sua melodia inconfondibile e il testo che riesce a toccare le corde più intime di ogni ascoltatore, è un brano che continua a vivere nel cuore della musica leggera italiana, simbolo di un'epoca in cui i sogni erano semplici ma straordinari.

La canzone resta una delle perle della nostra tradizione musicale, un classico che, ancora oggi, sa parlare di un'umanità universale, fatta di sogni e ricordi.


1929 - Balocchi e profumi [di E.A. Mario]

https://youtu.be/dxRmYE2J9Rg?si=8yWm-ULozr8y20QM

Corso di storia della musica: Tango delle capinere 1928


Tango delle capinere
1928 – Cesare Andrea Bixio & Bixio Cherubini
Un tango che racconta l'Italia degli anni '20
✦ Introduzione
Composto nel 1928 da Cesare Andrea Bixio con il testo di Bixio Cherubini, Tango delle capinere è una delle canzoni più celebri e iconiche della musica leggera italiana degli anni '20. Il brano divenne immediatamente un successo, con la sua melodia vivace e il testo che tratteggia un'Italia tradizionale e sentimentale. Le sue influenze tango e la sua energia ne fanno un pezzo senza tempo, amato ancora oggi per la sua freschezza e il suo carattere.

✦ La genesi del brano
Il brano venne scritto durante gli anni del fascismo, un periodo di grande fermento culturale e musicale. In quel contesto, il tango, che arrivava dall’Argentina, si mescolò con le tradizioni italiane dando vita a nuove sonorità. L'influenza del tango argentino sulla musica italiana fu marcata, e Tango delle capinere ne è un chiaro esempio, con una melodia che alterna eleganza e passionalità.

Un incontro di generi musicali
Il tango è un genere che, pur essendo di origini sudamericane, si diffuse rapidamente in Europa e, in particolare, in Italia, dove trovò terreno fertile per la sua adozione nei locali notturni.

Bixio e Cherubini furono pionieri di questa fusione, con la creazione di una melodia che mescolava la ritmicità del tango con la dolcezza della canzone italiana.

✦ Il testo: la dolce malinconia delle "capinere"
Il testo di Tango delle capinere racconta la figura di una ragazza, la "capinera", che, attraverso il suo canto, incanta e seduce. È una figura malinconica, simbolo della bellezza giovanile e dei sogni non realizzati.

📜 Testo iconico:

"La capinera vola via,
vola via nel cielo azzurro,
canta l’allegria, ma il cuore è triste,
sospira per l’amor perduto..."

In queste poche righe si avverte la dicotomia tra l’apparenza e la realtà: la capinera, che potrebbe sembrare una figura spensierata, in realtà è segnato dalla malinconia e dalla solitudine. La ragazza è come un uccello che vola via, lasciando dietro di sé un cuore triste e un desiderio inappagato.

✦ La musica e la sua energia
La melodia di Tango delle capinere è particolarmente coinvolgente. Il ritmo del tango, sostenuto da un accompagnamento orchestrale vivace, riesce a trasmettere energia e movimento, evocando l'immagine di una giovane che danza e canta, pur nascondendo una tristezza sottile.

Il brano è spesso eseguito con arrangiamenti che enfatizzano la ritmicità e l'intensità emotiva del tango, ma non mancano versioni più morbide che mettono in evidenza il lato malinconico del testo.

✦ Le interpretazioni storiche
Dalle versioni originali alle reinterpretazioni moderne – Tango delle capinere ha avuto molteplici interpretazioni nel corso degli anni. La sua popolarità, sin dai primi anni del XX secolo, ha reso il brano un classico della musica italiana.

La prima interpretazione di Nino Sanzogno nel 1928 fu quella che decretò il successo immediato del brano, grazie alla sua voce calda e coinvolgente.

Renato Carosone, durante gli anni '50, ne offrì una versione più arricchita da influenze jazz, dando nuova vita al brano.

Più recentemente, Arturo Brachetti l’ha riproposto in uno spettacolo teatrale, conferendogli una dimensione ancora più teatrale e visiva.

✦ La tradizione del tango italiano
La canzone si inserisce in una lunga tradizione di brani italiani che, pur derivando dal tango argentino, si sono distinti per un’identità tutta italiana. Il tango italiano è caratterizzato da una fusione di elementi passionali e melodici, ed è perfetto per raccontare una storia d'amore che è anche una riflessione sulla bellezza e sul dolore.

Molti dei grandi successi della musica leggera italiana del XX secolo devono la loro origine al tango, da brani come Mamma a Vivere di Toto Cutugno. Ma Tango delle capinere rimane uno dei capolavori assoluti, proprio per la sua semplicità e la sua capacità di evocare sentimenti universali.

✦ Presenza nel cinema e nella cultura popolare
Il brano ha trovato anche una forte presenza nel cinema italiano e internazionale. La sua atmosfera sensuale e malinconica si sposa perfettamente con le scene di film che trattano il tema della passione, del desiderio e della solitudine. In particolare, le pellicole degli anni '30 e '40 hanno utilizzato Tango delle capinere come colonna sonora per evocare l’epoca dorata del cinema italiano.

✦ Conclusione: un classico senza tempo
Tango delle capinere rimane una delle canzoni più rappresentative dell'Italia degli anni '20. La sua melodia coinvolgente, la sua poetica malinconica e il suo ritmo trascinante hanno fatto di essa un brano senza tempo, capace di attraversare generazioni e di emozionare sempre, come una danza che continua a ripetersi nel cuore degli ascoltatori.

Che si tratti di un ballo in un antico caffè o di una riflessione solitaria, Tango delle capinere invita a guardare al passato con nostalgia, ma anche a vivere il presente con passione.


1928 - Tango delle capinere [di Cesare Andrea Bixio \ Bixio Cherubini] 

https://youtu.be/bE_nbfygtL8?si=seLrsYKiSaJshSHo

Corso di storia della musica: Stardust 1927

1927 - Stardust [di Hoagy Carmichael] 

La canzone che ha messo in musica la memoria e il sogno
✦ Un capolavoro americano
Composta nel 1927 da Hoagy Carmichael, Stardust è una delle canzoni più incise e amate del XX secolo. La sua melodia malinconica e sospesa nel tempo ha consacrato Carmichael tra i grandi della musica americana, mentre il testo poetico aggiunto nel 1929 da Mitchell Parish ha reso il brano un vero e proprio inno alla nostalgia amorosa.

Non è solo una love song: è una riflessione sul ricordo dell’amore, sulla dolcezza dell’assenza, su quella musica interiore che resta quando tutto il resto è svanito.

✦ Genesi della melodia
Carmichael compose la melodia nel 1927 a Bloomington, Indiana, quando era ancora un giovane pianista jazz in cerca di una voce personale. Il brano inizialmente era strumentale, con il titolo Star Dust (due parole). Solo nel 1929 Parish scriverà il testo, trasformandola nella ballata immortale che conosciamo oggi.

Il brano si distingue per:

un andamento ondulato e malinconico;

un uso innovativo degli accordi jazz;

un ritmo che evoca un sogno ad occhi aperti.

✦ Testo e significato
Il testo di Mitchell Parish è un piccolo gioiello lirico. Parla di un amore passato che riaffiora come un’eco nella mente del protagonista. La “polvere di stelle” è il simbolo dei ricordi che brillano ancora, nonostante il tempo trascorso.

📜 Apertura iconica:

“And now the purple dusk of twilight time
Steals across the meadows of my heart...”

Poche parole che evocano immagini visive forti: il crepuscolo, la solitudine, il cuore che ricorda.

✦ Interpretazioni storiche
“Stardust” è stata incisa oltre 1.500 volte, rendendola una delle canzoni più reinterpretate della storia. Tra le versioni più famose:

Isham Jones (1930) – la prima con il testo di Parish, un successo immediato;

Nat King Cole – sofisticata e dolcissima;

Frank Sinatra – la versione più intensa, tra jazz e romanticismo;

Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Artie Shaw – ognuno con un tocco unico;

Willie Nelson – ne fa un inno country negli anni ’70;

Bob Dylan e persino Rod Stewart – omaggi più recenti.

Ciascuna interpretazione evidenzia una diversa sfumatura del brano: malinconica, elegante, struggente, rarefatta.

✦ Un ponte tra jazz e pop
“Stardust” è una pietra miliare del Great American Songbook. Con la sua struttura complessa, i salti melodici e il carattere intimista, ha segnato un’evoluzione nella canzone americana, fondendo jazz, musica classica e popular song.

Nel suo stile si legge:

l’eredità della romanza europea;

l’innovazione armonica del jazz degli anni ’20;

una vocalità confessionale e personale, rara per l’epoca.

✦ Cultura e cinema
La canzone è presente in decine di film, spesso associata alla memoria, all’amore perduto, al tempo che scorre:

🎬 Alcuni titoli:

Sleepless in Seattle (1993);

Good Night, and Good Luck (2005);

The Aviator (2004);

Midnight in Paris (2011).

È anche omaggiata in letteratura e teatro: Woody Allen l’ha definita “una delle più belle canzoni mai scritte”.

✦ Perché ancora oggi?
“Stardust” sopravvive perché:

parla a tutti, con parole semplici e profonde;

musicalmente è raffinata, ma accessibile;

è universale nel tema: chi non ha mai amato e ricordato?

È una canzone che si canta per sé stessi, più che per l’altro. Un sussurro interiore che ritorna nei momenti di solitudine o di struggimento.

✦ Conclusione
Con Stardust, Hoagy Carmichael ha scritto una canzone eterna. Non solo una dichiarazione d’amore, ma una meditazione sul ricordo e su come la musica sia capace di conservarlo.

Una melodia che, come le stelle, continua a brillare nel buio del tempo.


1927 - Stardust [di Hoagy Carmichael] 


https://youtu.be/cyHc9bQ8Mm0?si=Zy8mgxQr6n4s_nBm